Cinquant’anni fa moriva Ernesto “Che” Guevara
A cinquant’anni dalla morte avvenuta il 9 ottobre 1967, il mondo ricorda il “Che”, mito e icona di una rivoluzione, ben presto divenuto emblema di ogni lotta contro le disuguaglianze e le ingiustizie sociali. Idolo per generazioni di adolescenti di sinistra, l’argentino Ernesto “Che” Guevara de la Serna fu giustiziato in Bolivia per mano di quell’esercito che gli dava la caccia, dopo essere stato protagonista della rivoluzione cubana insieme a Fidel Castro intrapresa per abbattere la dittatura di Batista, e in Congo a sostegno del movimento marxista. In Bolivia era arrivato nel novembre del ’66 per appoggiare la lotta popolare contro il governo del presidente Barrientos Ortuño, ma il 7 ottobre venne catturato e 2 giorni dopo giustiziato per volere dello stesso presidente, quando aveva appena 39 anni.
Da quel momento il Che entrò prepotentemente nella storia come il simbolo di tutti i rivoluzionari, le foto del cadavere fecero il giro del mondo e ben presto la sua immagine fu associata a quella del Cristo deposto, un Cristo morto per “liberare” il mondo intero. Oggi le spoglie del guerrigliero riposano con i compagni di lotta nel mausoleo di Santa Clara a Cuba, dove ieri settantamila persone, per la prima volta senza Fidel Castro, si sono ritrovate per celebrarlo. Tuttavia ai veterani boliviani le celebrazioni in tutto il mondo di questo mito proprio non vanno giù, e proprio in occasione del 50° anniversario dalla morte, il presidente boliviano Evo Morales ha accusato la CIA di essere stata l’artefice delle torture e dell’uccisione del Comandante per mettere fine alla guerriglia. Che si conoscano o meno la sua storia e il suo pensiero la figura del Che resta quella di un “gigante morale la cui immagine, forza e influenza si sono moltiplicate nel mondo” e nonostante sia passato mezzo secolo dalla sua esecuzione, in occasione di ogni manifestazione, di ogni sciopero, l’immagine di Che Guevara è presente su maglie e bandiere e i giovani di tutto il mondo continuano a sognare un futuro migliore al grido di “Hasta Siempre Comandante”.
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