Perù, ex presidente Fujimori ordinò la sterilizzazione di oltre 200mila donne

Un crimine grave e infamante quello del quale si sarebbe macchiato l’ex presidente peruviano Alberto Fujimori. Egli è accusato di aver ordinato, durante il suo mandato, la sterilizzazione forzata di oltre 200mila donne e di averlo fatto, peraltro, in termini del tutto illegali. Questa sterilizzazione selvaggia portata avanti dal governo peruviano rientrava nel progetto AQV, ossia Anticoncepciòn Quirùrgica Voluntaria, legato ad un sistema di pianificazione familiare. A gettare luce sull’accaduto sarebbero state alcune Ong e organizzazioni femministe alle quali va il merito di aver sporto denuncia nei confronti dell’ex presidente peruviano in carica dal 1990 al 2000.

Fujimori e la sterilizzazione forzata delle donne

Perù, Fujimori ordinò la sterilizzazione forzata di oltre 200mila donne

Secondo la Legge Nazionale per la Popolazione, risalente al 1996 e della quale si sarebbe fatto portavoce Fujimori, bisognava avvalersi di metodi anticoncezionali quali la vasectomia e la chiusura delle tube di Falloppio al fine di scongiurare il pericolo di nuove nascite indesiderate. Stando a questa normativa oltre 200mila donne peruviane si sarebbero sottoposte a tali procedure mediche comportanti come ultimo risultato la sterilizzazione, perlopiù ignorandone il carattere di irreversibilità. La mancata informazione da parte del governo peruviano ha causato quindi una sterilizzazione femminile massiva non consenziente dal momento che tutte quelle donne non si sarebbero sottoposte a tali interventi chirurgici se solo avessero saputo che si trattava di procedure irreversibili. Quasi tutti i casi di sterilizzazione forzata avvenuti in Perù tra il 1996 e il 2001 riguardano donne appartenenti a tribù indigene o comunque facenti parte delle realtà culturali più povere e rurali del Paese.

Oggi l’ex presidente peruviano Fujimori, a causa delle gravissime violazioni dei diritti umani delle quali è stato accusato a livello internazionale, si trova in carcere e dovrà scontare una pena di 25 anni. Un feroce crimine contro l’umanità che come sempre, con lo stesso sadico e perverso leitmotiv, colpisce le frange più deboli della popolazione, che toglie a noi donne quei diritti inalienabili che sono già nostri, che ci appartengono e per i quali non dovremmo più lottare.

 

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