Serie A: 5 dubbi del weekend
Un altro turno di Serie A se n’è andato. La Juve senza Higuain consolida il primato con il Napoli, Roma e Inter inseguono, Benevento e Verona continuano a non segnare, il Milan nuovo brusco passaggio a vuoto. Questo e molto altro nel weekend di un campionato che comincia a proporre quesiti interessanti. Ne ho voluti scegliere 5, per me i più significativi, i più interessanti.
JUVE SENZA HIGUAIN
È forse la più grande e interessante certezza germogliata da questo weekend. La Juventus gioca meglio senza mister 90 milioni? Un quesito che è maturato sin dai primi minuti del derby della Mole. Stesso modulo, stessi interpreti eccetto il terminale offensivo: Allegri preferisce Mandzukic a Higuain … forse in vista della Champions mercoledì? Fatto sta che la Vecchia Signora entra in campo, aggredisce come non mai, va a mille, gioca veloce e costringe il Toro a troppi errori, poi fatali. Segna sempre il solito Dybala, è vero, ma la manovra è sciolta, brillante che oramai da troppo tempo non si vedeva: la Juve senza Higuain gioca meglio. Che sia per l’effetto del 9 in panchina? Che Mandzukic, atleticamente più agile e fisicamente più pronto, si cali meglio al servizio dei 3 dietro a lui? Un pensiero che – è inutile – ha sfiorato chiunque abbia guardato il derby. Mandzukic sembra aver liberato maggiormente gli spazi delle ali, Cuadrado e Douglas Costa in quest’occasione, e aver consentito a Pjanic di alzare un po’ il baricentro (non a caso ha trovato il gol). E in effetti, se la Juventus, con Higuain in panchina, riuscisse a trovare un equilibrio che le consentirebbe di giocare molto più veloce e meglio sopperendo i gol del centravanti con le reti, oltre che di Dybala, delle ali? L’idea è allettante, ma se dovesse andare in porto, la questione Higuain come verrebbe gestita? L’attaccante argentino, già ai margini con la Nazionale da tempo, ai margini anche nel club potrebbe richiedere la cessione o chinerebbe la testa e accetterebbe un diverso impiego?
NAPOLI SOTTO ATTACCO
Quello del Napoli è stato un inizio di campionato scoppiettante. Il progetto di Sarri, maturato e rodato già dall’anno scorso, ha ritrovato le certezze e i meccanismi perfezionandoli diventando probabilmente una squadra molto più matura e consapevole. Certe partite, l’anno scorso non le avrebbe portate a casa … vedi l’ultima con la Spal. Ma. C’è un ma. Ora stanno andando a mille e con gli impegni sempre più fitti e con sempre più partite sulle gambe, questa macchina di Sarri avrà problemi? In un primo momento, pensando alla rosa profonda e qualitativa, soprattutto a centrocampo, sembrerebbe di no … ma con l’infortunio di Milik la questione si riapre e riguarda precipuamente la prima punta. Sarri ha più volte detto che Mertens non può giocare 50 partite. E con Milik fuori almeno 5 mesi, Pavoletti dato al Cagliari, Zapata girato alla Samp, chi dovrebbe schierare il Napoli come centravanti per far respirare il belga? Il quesito per Sarri suona più o meno in questo modo: trovare una nuova e brillante soluzione magari cambiando modulo o spremere Mertens fino alla riapertura del mercato sperando che non si rompa e non cali troppo di condizione?
BENEVENTO E VERONA: PROBLEMI DI GOL
Ennesimo ko per Benevento e Verona. Per i campani 6 sconfitte su 6 partite, 1 solo gol fatto e 16 subiti. Per gli scaligeri 4 sconfitte e 2 pareggi, 1 solo gol fatto e 14 subiti. Sono indubbiamente le peggiori due squadre di questo inizio di stagione e da queste brevi statistiche, oltre a problemi evidenti di gioco, salta all’occhio la difficoltà realizzativa. Siamo soltanto alla sesta giornata, ma i dubbi sorgono … hanno rose competitive per la Serie A? Per le streghe il salto è forse stato troppo grande, dalla C alla A in 3 anni, e troppi esordienti in campionato a cominciare da mister Baroni. Aggiungiamoci un mercato sottotono senza veri colpi, come per esempio ha fatto la Spal (vedi Borriello), qualche giovane, qualche rinforzo da squadre di Serie B, e il risultato è una squadra, sì sfortunata nelle prime giornate, poco attrezzata con la tegola, ora, di capitan Lucioni, trovato positivo antidoping. L’unico che potrebbe accendere la luce tra i giallorossi è indubbiamente Ciciretti. Basterà per una salvezza improbabile (per intenderci come quella del Crotone dell’anno scorso)? Pensabile soltanto se il mercato di riparazione offrirà nuova linfa alla rosa delle streghe.
Per gli scaligeri il discorso è simile, ma qui le colpe sembrano maggiormente figlie di mister Pecchia che fatica a proporre un modulo e una formazione che quanto meno giri e si giochi almeno le partite. Esclusi i pareggi senza reti arrivati con Crotone e Sampdoria, i veneti hanno offerto prestazioni decisamente insufficienti nonostante – dobbiamo dire – la presenza in campo di giocatori esperti abituati alla Serie A come Heurtaux, Caceres e Romulo e di tecnica come Bessa. La squadra, vista sul rettangolo verde, appare mal assortita pur avendo, secondo me, le potenzialità di fare molto meglio di così. Ed è per questo che Pecchia sembra avere le colpe maggiori e una riprova la abbiamo con la questione Pazzini. Ora, con i problemi evidenti sotto porta dei veneti, forse figli di una mancanza di gioco, l’unica certezza in grado di poter sopperire o quanto meno cercare di sopperire a tutto questo è una punta esperta abituata al gol. Non a caso l’unica rete degli scaligeri è arrivata proprio da Pazzini. Di questo passo Pecchia arriverà a mangiare il panettone o la società dovrà cambiare prima per non perdere troppi punti importanti per la salvezza?
MILANO SCRICCHIOLA
Le milanesi, dopo un inizio senza intoppi, cominciano a scricchiolare. Sì, è vero, l’Inter ha vinto ma la prestazione contro un Genoa dai valori assolutamente inferiori è stata sulla falsariga di quella offerta a Bologna dove era arrivato un pareggio grazie a un rigore contestato nonostante il Var. E questa domenica il gol di D’Ambrosio in pieno recupero scaccia gli spauracchi di una lieve crisi, ma ancora nell’aria. Il problema più evidente è a centrocampo: Joao Mario non è più quello dell’anno scorso, Borja Valero appannato nelle ultime due, Vecino e Gagliardini non sembrano ancora in grado da soli di far girare la manovra dei nerazzurri. Spalletti già aveva storto il naso al Dall’Ara e ora si prende 3 punti preziosi e insperati per la classifica, ma dovrà affrontare il problema. Il progetto costruito ha comunque solide basi: difesa, Perisic e Icardi. Manca da perfezionare la mediana. Se dovesse riuscirci, l’Inter sarà in grado di tenere il passo di Juventus e Napoli?
Per il Milan lo scricchiolio è decisamente più forte. Il primo sonante e duro ko era arrivato due domeniche fa all’Olimpico contro la Lazio: difesa spazzata dalle aquile, 4-1 e a casa. E questo weekend il netto 2-0 rimediato al Marassi dai blucerchiati, con ancora problemi difensivi evidenti. Ma è solo la punta dell’iceberg perché per Montella ci sono più dubbi che certezze. La difesa a 3 sembrava la migliore, ma va in base agli interpreti: se almeno uno tra Bonucci, Romagnoli e Musacchio defeziona, il reparto non dà più quella sicurezza vista in altre occasioni. A centrocampo Kessie appare un’incognita. Alterna prestazioni ottime a prestazioni rivedibili. Ma la questione principale resta l’attacco. Montella non ha ancora trovato l’assetto titolare. André Silva tarda a sbocciare, Cutrone, dopo un inizio da favola, si è seduto in panchina, Suso pare più ai margini del gioco e il ragazzo sembra soffrirne, Calhanoglu offre alti e bassi e Borini, onestamente, non è un titolare. L’unico punto certo rimane Kalinic, l’ultimo arrivato, che con ogni modulo e con chiunque a supporto sembra girare sempre e a tenere un rendimento alto. Quanto ci metterà Montella a sistemare l’attacco? E se dovesse metterci troppo tempo, potrebbe rischiare la panchina?
DYBALA E IMMOBILE: I GEMELLI DEL GOL
Dybala, 10 gol in 6 partite. Immobile, 8 gol in 6 partite. Se dovessero tenere questa media annienterebbero di non poco il record di Higuain della stagione 2015/2016 (36 reti). Sono i giocatori più in forma di questo campionato, imprescindibili per le loro rispettive squadre. Per Dybala assomiglia tanto alla stagione della consacrazione, talento finalmente sbocciato ma con ancora margini di miglioramento, vista la giovane età. È finalmente decisivo e non più dipendente da modulo e compagni di reparto. Così straripante in campionato, ma in Champions? Questo ancora il terreno da conquistare per la Joya. Se il ragazzo vuole arrivare nell’Olimpo del calcio, alla doppietta contro il Barcellona di Messi l’anno scorso, devono seguire prestazioni e gol nella massima competizione europea.
Per Immobile è un inizio di stagione al di sopra delle aspettative. Inzaghi gli ha costruito una squadra attorno e lui lo ha ripagato a suon di gol e non solo. Per l’attaccante partenopeo sono arrivati già 3 assist. Se per Dybala, dunque, è la stagione della consacrazione, per Ciro è la stagione della maturazione. Maturazione perché, nonostante le defezioni delle aquile nelle ultime partite, lui è riuscito comunque a risultare decisivo e a segnare con continuità … fin troppa. E la Lazio, se Immobile dovesse tenere questo rendimento, quanto potrebbe dare fastidio alle prime delle classe?
Twitter: @Francesco Nespoli