I tatuaggi liberano nanoparticelle che attaccano il sangue
“Un tatuaggio non è semplicemente un disegno. Vedi, un tatuatore è come un confessore. Lui scrive la storia di un uomo sul suo corpo. Le vite dell’uomo possono sembrare tutte simili. Si nasce, si cresce, ci s’innamora, si fanno figli, si lavora, si muore. Alcuni si godono la vita, altri no. Ma noi Siberiani, Kolìma, la combattiamo. Dovrai dare il meglio di te per imparare. Per molti mesi farai soltanto una cosa: osservare”, afferma Ink (Peter Stormare) nel film “Educazione siberiana”. Ma se i tatuaggi attaccassero il sangue e i linfonodi? È questo l’argomento di un nuovo studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.
Gli inchiostri usati per i tatuaggi possono liberare minuscole particelle, delle dimensioni inferiori a un milionesimo di millimetro, capaci di viaggiare nel sangue fino a raggiungere i linfonodi, vere e proprie ‘sentinelle’ delle difese immunitarie. Sono state osservate per la prima volta grazie al più potente dei microscopi, la luce di sincrotrone, e le conseguenze per la salute al momento non sono chiare. Pubblicata sulla rivista Scientific Reports, la scoperta si deve al gruppo coordinato da Ines Schreiver, dell’Istituto Federale tedesco per la valutazione dei rischi (Bfr).
Al momento le uniche conseguenze osservate sono un rigonfiamento cronico dei linfonodi. ”Quando qualcuno vuole farsi un tatuaggio è molto attento a rivolgersi a centri che utilizzano aghi sterili. Tuttavia nessuno controlla la composizione chimica dei colori, bisognerebbe farlo e adesso ne dimostriamo il motivo”, ha rilevato Hiram Castillo, del Centro europeo per la luce di sincrotrone Esfr (European Synchrotron Radiation Facility) di Grenoble.
La maggior parte degli inchiostri usati nei tatuaggi contiene pigmenti organici, ma anche sostanze come nichel, cromo, manganese, cobalto e il biossido di titaniousato per il bianco. Le immagini di campioni di pelle e linfonodi prelevati da persone tatuate, osservate grazie alla luce di sincrotrone, hanno permesso di vedere nei tessuti le minuscole particelle liberate dai colori.
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