Al Forte Fanfulla arriva la rassegna Concerti Nazionali
SABATO 15 FEBBRAIO
Concerti Nazionali
w/
CALCUTTA
BABALOT
GIOVANNI TRUPPI
porte 20:00
concerti 23:00
a seguire Selezioni Nazionali a cura di Labrì
ingresso libero
FORTE FANFULLA|Via Fanfulla Da Lodi 5|Roma|06 89021632|fanfulladaily@gmail.com
“Tre diversi modi di intendere il “mestiere” del cantautore oggi a confronto, il prossimo 15 febbraio, sul palco del Fanfulla.
Tre musicisti che cercano di alzare, ognuno a suo modo, l’asticella senza star troppo a preoccuparsi delle ormai desuete linee di demarcazione tra indie e mainstream.
A Edoardo Calcutta e al suo stile sghembo e (solo apparentemente) elementare il compito di aprire le danze. Alfiere di un lo-fi con fragili screziature psichedeliche, il giovane cantautore di Latina riesce nella non facile impresa di far convivere Syd Barrett e Bugo.
Il suo disco d’esordio “Forse…”, uscito nel 2012 su etichetta Geograph Record, ne è la chiara e piena dimostrazione.
A seguire, il ritorno live di Babalot – in qualche modo il padrino sia di Calcutta che di Truppi – se non in termini anagrafici di certo come longevità artistica.
Lontano dalle scene ormai dal 2011, anno di uscita del suo ultimo disco “Non sei più”, Sebastiano Pupillo in arte Babalot torna a rivendicare un posto di primo piano tra le leve del cantautorato italico.
Le sue filastrocche – che in molti all’esordio ricondussero al modello di Rino Gaetano – si sono arricchite negli anni di discrete ma connotanti dosi di elettronica, perfette per incorniciare i suoi geniali calembour linguistici. E chissà che, per l’occasione, Babalot non suoni in anteprima qualche brano del suo atteso ed imminente comeback discografico.
Finale col botto assicurato, a quasi un anno ormai dalla pubblicazione de “Il mondo è come te lo metti in testa”, con Giovanni Truppi da Napoli.
La sua declinazione del cantautorato, fatta di rabbia e ironia ugualmente ripartite, è sì memore dell’irripetibile stagione degli anni 70 in Italia, ma tiene anche conto di come chi oggi ha 30 anni sia cresciuto alternando Guccini a massicce dosi di punk e, nelle canzoni di Truppi, questa sorta di schizofrenia risulta non solo evidente, ma acquista un suo equilibrio.”
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