L’Italia e la piaga del gioco d’azzardo

In Italia esistono più di 387mila slot machine, secondo il dato dell’AAMS (Amministrazione autonoma dei Monopoli dello Stato). Dietro queste macchinette esiste però un mondo completamente a sé stante, oramai al centro di un problema sociale non indifferente.

Il gioco d’azzardo, derivante dal termine di origine araba az-zhar che significa dado, rappresenta un hobby antichissimo che, alle origini, veniva proprio praticato con i dadi. Adesso i metodi per effettuarlo sono vari: scommesse, roulette, slot machine. Anche alcuni giochi di carte, come il poker, vengono spesso fatti rientrare in questa categoria. Al riguardo però esistono dei dubbi dati dal fatto che, in questi tipi di “attività ludiche”, a influire sono l’astuzia o l’esperienza del giocatore. Quando si parla di azzardo invece entra in circolo il concetto di aleatorietà, ovvero qualcosa che non dipende da nessun tipo di razionalità o azione umana, bensì dal caso. Il termine aleatorietà è anche abbinato alla probabilità e allo studio della statistica; i giocatori abituali comunque spesso non badano a queste sottigliezze, altrimenti comprenderebbero che più si gioca più la probabilità di perdere tutto aumenta.

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Il mercato del gioco d’azzardo in Italia vale poco meno di 60 miliardi l’anno. Un’espansione verificatasi in seguito alle sempre più crescenti liberalizzazioni nella normativa italiana (di base in Italia la legislazione permette il gioco, le scommesse e le lotterie solamente se autorizzate dall’autorità pubblica), volte a riempire le tasche dello Stato. Crescita “legale” che però non ha tardato a inserirsi negli interessi della mafia, la quale, da quando ha messo mano nel business, ha fatto raggiungere a questo guadagni tra i 20 e i 50 mila euro al giorno senza dichiarare nulla al fisco. Al di là dell’illegalità, della ramificazione criminale, dell’evasione fiscale, il mercato del gioco d’azzardo va anche a provocare forti disagi psicologici a coloro che ne usufruiscono, sfociando in vere e proprie patologie. Se da un lato il business lucra sulla disgrazia della azzardopatia, dall’altro provoca anche un forte crollo sui consumi, dunque un rovescio della medaglia, soprattutto nelle piccole realtà italiane. Persone che perdono stipendi interi nelle macchinette si ritrovano senza possibilità di mantenere le famiglie e di non poter dunque acquistare i beni necessari. Il gioco d’azzardo rappresenta dunque un enorme circolo vizioso che molti comuni della nostra penisola stanno cercando di combattere. Bologna ha appena promosso una raccolta firme per una legge popolare volta a tutelare la salute dei cittadini e a contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata; a Torre del Greco (NA), la polizia ha sequestrato quattro attività e denunciato 15 persone e a Potenza l’Italia dei Valori ha attivato un progetto di raccolta firme per combattere questa piaga.

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