Myanmar, la catastrofe umanitaria dei Rohingya
Una tragedia spaventosa quella che ha colpito la popolazione del Myanmar, sfociata nella catastrofe umanitaria dei Rohingya, minoranza etnica islamica vittima delle feroci azioni di rappresaglia da parte dell’esercito birmano. Nello stato di Rakhine, territorio a nord-ovest del Myanmar, sono oltre 120mila gli esuli Rohingya rimasti senza cibo e senza acqua all’interno dei campi profughi allestiti per far fronte all’emergenza umanitaria. Migliaia di persone nel frattempo hanno lasciato il Paese per cercare asilo nel vicino Bangladesh.
Myanmar: il destino dei profughi Rohingya
Il 25 agosto i ribelli armati, coadiuvati durante i loro attacchi dall’Esercito di salvezza dei Rohingya, come primo risultato hanno ottenuto la violenta azione punitiva dell’Esercito birmano, che ha trucidato circa 400 civili appartenenti alla comunità Rohingya, minoranza etnica musulmana perseguitata. Il Bangladesh, nonostante abbia accolto 290mila rifugiati politici Rohingya in fuga dalle persecuzioni etnico-religiose, ha chiuso le frontiere e non permette l’ingresso ai profughi che cercano la salvezza oltre confine. Oggi più di 20mila profughi Rohingya si trovano bloccati al confine con il Bangladesh senza potervi accedere e senza poter avere salva la vita. Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, ha dichiarato in un’intervista alla stampa di temere una vera e propria catastrofe umanitaria. Ha richiesto l’intervento del governo che fa capo ad Aung San Suu Kyi, già premio Nobel per la Pace nel lontano 1991.
Il dramma in corso della minoranza musulmana dei Rohingya, profondamente aggravato dalla presenza delle mine antiuomo che il governo del Myanmar ha disseminato sul territorio di confine con il Bangladesh, ha portato la comunità internazionale ad intervenire sulla delicata questione, a lanciare numerosi appelli per denunciare il massacro dei civili e per cercare di fermare la disumana persecuzione in atto. Le autorità del Bangladesh hanno ovviamente contestato la decisione del Myanmar di disseminare le mine antiuomo sul territorio di confine. Secondo il Bangladesh infatti queste misure di sicurezza sarebbero state prese per strozzare il corridoio umanitario e per impedire il rientro nel Myanmar degli esuli, il cui numero sarebbe salito oramai a 125mila. Quello che le Nazioni Unite stanno chiedendo è che si cambi linea politica, che si riconosca la nazionalità, lo status sociale e una vita normale alla minoranza musulmana dei Rohingya.
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