Università di Milano: il tar dice no al numero chiuso
A fine luglio l’Unione degli Studenti (Udu) aveva presentato un ricorso al Tar del Lazio contro la decisione di introdurre il numero chiuso per le facoltà umanistiche dell’Università di Milano. Ricorso vinto dagli studenti, che si dicono “estremamente soddisfatti, per una vittoria storica che ha riflessi nell’immediato sul futuro di tutti coloro che avrebbero dovuto sostenere il test nei prossimi giorni e sulle decisioni presenti e future prese da quegli atenei che hanno introdotto programmazioni dell’accesso illecite”.
La decisione era stata votata dal Senato accademico con 18 voti favorevoli su 35, appoggiando così la proposta del Rettore dell’Università di Milano Gianluca Vago. Già allora c’erano state forti manifestazioni di dissenso da parte di docenti e studenti, che avevano peraltro costretto il Rettore a sospendere la riunione del Senato accademico, a causa di una loro incursione. “Avevamo denunciato sin da subito come la delibera adottata dagli organi accademici contenesse vizi formali e sostanziali, mancando di fatto sia una maggioranza vera che il rispetto della normativa nazionale, prima su tutte la legge 264/99. Avevamo denunciato come la sordità dimostrata da chi doveva rappresentare tutta la comunità accademica aveva segnato un pericoloso precedente, oltre che un danno per il diritto allo studio di migliaia di studenti che volevano scegliere liberamente il corso del loro futuro” fa sapere l’associazione studentesca. Dunque una vittoria storica, che lascia intravedere la possibilità di abolire il numero chiuso in tutti gli atenei: la protesta infatti partirà di nuovo il 5 settembre, dalla facoltà di medicina.
Figlio di una logica elitaria, il numero chiuso, rappresenta tuttavia solo uno dei problemi dell’università italiana, che dovrebbe essere ripensata da zero, annullando le gerarchie e i rapporti di potere, i favoritismi, l’ormai vecchio sistema dei voti, introducendo magari più pratica e meno teoria ed un criterio meritocratico, che possa stimolare gli studenti. C’è bisogno quindi di un’università nuova, di una mentalità nuova, magari in un’Italia nuova: lo chiedono gli studenti, lo richiedono i tempi.
Vai alla homepage di LineaDiretta24
Leggi altri articoli dello stesso autore
Twitter: @ludovicapal