Trono di Spade, quando il successo distrugge il prodotto
TRONO DI SPADE, LE CRONACHE DEI FAN E DEL SERVICE – Si è conclusa da poche ore la settima, nonché penultima, stagione del Trono di Spade, la serie evento prodotta da HBO e tratta dalla saga di libri delle “cronache del ghiaccio e del fuoco” di Martin. Una serie che, in pochi anni, è riuscita a ridefinire i parametri del “fenomeno di culto” televisivo, arrivando a smuovere milioni di telespettatori in tutto il mondo, con una cassa di risonanza mediatica mai vista prima. Il successo del Trono di Spade è presto spiegato: ambientazione medioevale con contaminazioni fantasy sempre crescenti, intrighi di potere, animali mitologici e tanti tanti morti, con continui colpi di scena. Per chi ha avuto modo di scoprire questa saga attraverso i libri di Martin, è parso subito evidente come il vero punto di forza di tutta la questione fosse nell’assoluta mancanza di due elementi considerati cardine nella narrazione moderna, ovvero il protagonista e la morale.
Il Trono di Spade infatti ha spiazzato ogni singolo lettore con la morte di Ned Stark, presentato come il protagonista della vicenda e come il fulcro della narrazione, salvo poi scoprire che era solo la punta dell’iceberg. Addentrandoci infatti nel mondo dei Sette Regni abbiamo imparato a odiare alcuni personaggi (d’altronde, come si può non odiare uno che getta un bambino da una torre per non fargli rivelare il proprio segreto?) salvo poi trovarci a vivere quegli stessi personaggi, cambiando punto di vista e anche morale complessiva. Ci siamo trovati ad amarne altri, vedendoli morire in modo più o meno inaspettato o cruento. Il Trono di Spade è a tutti gli effetti un romanzo corale, dove male e bene sono sempre stati concetti molto relativi, costantemente declinati in sfumature di grigio, e dove tutti i personaggi sono stati fondamentali, ma nessuno era davvero intoccabile. Questa scelta ha creato un pathos vero e genuino, nel non sapere mai che fine avrebbe fatto il “nostro” protagonista o quale piega avrebbero preso gli eventi.
UN BEL GIORNO ARRIVA IL SUCCESSO – La serie televisiva ha giovato di quella stessa carica emotiva, arrivando ben presto a divenire la serie più seguita al mondo. La HBO, conscia di quanto si è trovata per le mani, ha investito moltissimo in questo prodotto, arrivando a sfornare un prodotto di qualità cinematografica. Anche dal punto di vista della comunicazione abbiamo assistito a qualcosa di mai visto prima. Aspettativa sulle puntate a livelli altissimi, persone in piedi alle tre di notte per sapere cosa sarebbe successo, puntate rubate e messe in rete di straforo, anticipazioni, teorie, spoiler. Il Trono di Spade ha rotto gli argini della normale fruizione ed è diventato un fenomeno totale, in grado di coinvolgere lo spettatore che a sua volta è diventato “prosumer” ovvero produttore di contenuti, oltre che fruitore passivo. Ed è proprio a questo punto che la magia si è spezzata, crollando come un castello di carte.
Chi ha preso in mano il prodotto, non ancora completo, di Martin si è trovato con la responsabilità di decidere come convogliare tutta l’enorme mole di personaggi ed aspettative, scegliendo quale strada intraprendere e qui è emersa tutta l’impotenza che il successo ha generato. Se infatti un’opera letteraria è qualcosa che rientra nel campo dell’arte e non ha necessariamente una funzione utilitaristica, potendosi permettere libertà di espressione totale, uno show televisivo deve fare i conti con costi e ricavi, con pubblicità e aspettative dei fan. La HBO ha quindi scelto di accontentare i fan, quegli stessi fan che invece erano stati catturati da una storia che tutto ha fatto tranne che accontentarli. Il paradosso del Trono di Spade è proprio questo, una serie che ha trovato la sua sublimazione nella mancanza di protagonisti, si trova a sceglierne due per accontentare milioni di persone che, pare evidente, non hanno idea di quello che realmente vogliono.
IL LIETO FINE LASCIAMOLO ALLA DISNEY (DA QUESTO PUNTO IN POI CI SONO SPOILER SULLA SETTIMA STAGIONE, CONTINUATE A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO) – Fino a quando le cose hanno seguito l’idea del loro autore, abbiamo assistito a morti spiazzanti, abbiamo urlato di sgomento, ci siamo arrabbiati, abbiamo goduto e sofferto, ci siamo stropicciati gli occhi. Le ultime stagioni invece, quelle “della TV” si sono pian piano posizionate su un binario sicuro, fatto di tenere love story, di cattivi che muoiono quando devono morire (quando invece prima, magari, sarebbe morto uno dei “buoni”) di cose che vanno esattamente dove tutti vogliono che vadano, ovvero verso una rassicurante e prevedibile conclusione. La settima stagione da questo punto di vista è stata veramente disastrosa. Sorvoliamo sugli enormi problemi “logistici” della serie, come persone e corvi che sono più efficienti e veloci di messaggi di posta elettronica. Di draghi che vengono pescati da laghi gelati da zombie che non sanno nuotare con catene apparse dal nulla. Di eserciti che percorrono in una puntata distanze in passato coperte in intere stagioni. Insomma, non il massimo per un popolo, come quello dei fan di GoT, molto attento a errori e incongruenze, seppur minime.
Volendo tralasciare tutto questo, che in ogni caso contribuisce ad abbassare il livello della serie, proprio non va giù che la storia d’amore tra la regina dei draghi e il Re del Nord, costruita appositamente per far felici le milioni di “snowine” (fan di Snow) nel mondo. Sono quasi certo che il buon Martin, quando Jon cade nelle acque gelate del nord, morendo assiderato in pochi minuti come dovrebbe essere, lo avrebbe fatto tornare come generale dei non morti, pronto a cavalcare il drago caduto in battaglia, in uno scontro all’ultimo sangue contro Daenerys che avrebbe spiazzato e sgomentato tutti, fan in primis. La sensazione è che la voglia di rischiare o azzardare soluzioni “alla Martin” non sfiori nemmeno lontanamente la HBO, troppo occupata a covare gli ovetti d’oro del draghetto su cui ha messo gli artigli. Aspettiamo il 2019 per scoprire se Jon vivrà felice e contento come Re del Trono di spade accanto alla sua “Dany”, oppure gli sceneggiatori, spinti dalle feroci critiche che pioveranno da oggi in poi, si giocheranno qualche jolly a sorpresa. Nell’attesa non ci resta che sperare che Martin decida di mandare i suoi libri (ancora in fase di scrittura) da tutt’altra parte rispetto alla serie, facendo quello che gli riesce meglio, ovvero spiazzare tutti e regalarci quello che davvero vogliamo, qualcosa che non sappiamo di volere.
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