Caro bollette: paghi tredici e prendi dodici
Caro bollette – E la chiamano promozione. Nel paese dei balocchi il gioco si fa duro e, a farne le spese, i soliti noti utenti accecati da specchietti per allodole internetnaute. Sembra che in Italia il numero 13 porti fortuna: sono lontani i tempi delle schedine e del totocalcio. Tuttavia: 13 docet. E così le compagnie telefoniche stanno dando i numeri, a suon di tredicesime! Nel paese dei merletti l’ultimo pizzo sembra aver sedotto due grandi colossi della comunicazione: TIM e SKY. Un business da primati che, in termini di fatturato, si è tradotto in un incremento dell’8,6% su base annua e un risparmio notevole per il minor numero di fatture emesse ai consumatori; poichè “formattate” ogni otto settimane. In più, oltre al danno la beffa del RID bancario. E’ proprio il caso di dire : le banche se la RIDono! Ebbene si. I pagamenti con addebito bancario hanno cadenza mensile solare e un anticipo al ventottesimo giorno di ogni mese provocherà, inevitabilmente, uno scoperto bancario accompagnato da interessi di mora e sanzioni. Cari utenti, se non volete affinare l’udito a suon di chiamate e messaggi, aguzzate almeno la vista sul vostro magro conto corrente!
Caro bollette – Insieme a TIM altri leader telefonici si stanno adeguando alla “Re Mida” delle speculazioni che dalla telefonia pare sia decollata raggiungendo i proficui lidi della TV satellitare. Le ultime novità di questa rivoluzione riguardano il grande colosso SKY che per il periodo 2018 – 2021 si è portato a casa i diritti per la Champions League alla modica (si fa per dire!) cifra di 800 milioni di euro. Un bel traguardo da “bilanciare” attraverso l’ausilio della “tecnica della tredicesima”: un mese in più di introiti a tasse ed interessi zero. Una bella manovra che Sky ha messo in piedi pilotando i suoi 4,7 milioni di clienti sull’ennesimo crack finanziario da “borseggio legalizzato”. A nulla è valso l’aut aut dell’Acgom (autorità per la garanzia delle comunicazioni) che aveva severamente imposto un sonoro “ravvedimento” a questo mercimonio mediatico da “rettificare” entro e non oltre novanta giorni di proroga inderogabile. Ma, a quanto pare, il gioco delle parti nel bel paese delle contraddizioni ha preso il sopravvento. Quando la massa tace, tutto è lecito.
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