Dimitrov alla ricerca del tempo perduto
Dimitrov vince contro Kyrgios una finale atipica a Cincinnati e dà seguito al successo di Zverev a Montreal. Fra giocatori assenti e acciaccati, punto sul circuito in vista degli US Open. Brilla la stella di Shapovalov, torna in auge il rovescio a una mano. Nadal n1 per demeriti altrui. Muguruza domina il torneo femminile in Ohio.
Quando nel 2014 Cilic e Nishikori si trovarono in finale degli US Open, sembrò che il tennis fosse pronto al cambio della guardia. Tre anni dopo abbiamo invece una stagione con due Slam a Federer e uno a Nadal. Gli over 30 dominano ancora il tennis, il nostro sport è diverso rispetto al passato, la generazione dei Fab Four è talmente grande da aver oscurato i coetanei e frenato l’esplosione di quella successiva. In realtà nel 2017 e in questa estate in particolare l’età sta presentando il conto ai fuoriclasse che hanno monopolizzato l’ultima dozzina di anni e alcuni pretendenti si stanno preparando a sostituirli.
Assenze previste o dell’ultimo momento avevano relegato Cincinnati al rango di 500 di fatto, soli tre top ten in tabellone. Le circostanze hanno consentito a due talenti, che per motivi diversi non si erano mai espressi al meglio, di raggiungere la prima finale importante della carriera. Note le mattane di Kyrgios, dalla sua proclamata scarsa passione per il tennis alla sua incapacità di mantenere la concentrazione. Qui a Cincinnati ha rischiato con Karlovic per poi battere in due set Nadal giocando nel primo set il miglior tennis della sua carriera e controllando Ferrer in semi.
Da quando vinse il torneo junior di Wimbledon nel 2008, Dimitrov è considerato un predestinato, l’erede di Federer e del tennis amato dai puristi. Due semifinali Slam ma anche tanti alti e bassi, cambi di allenatore, sconfitte sconcertanti. L’Australia sembrava averlo riportato sulla strada giusta, poi erano giunte le consuete scivolate, ultima l’1-6 al terzo con Haase a Montreal. Il tabellone di Cincinati era aperto, ma spesso Dimitrov aveva sciupato occasioni favorevoli. Stavolta è giunto in finale senza perdere un set, rimontando DelPotro nel secondo e uscendo 12-10 dall’ultimo tie break con Isner in semifinale, il migliore momento del torneo.
Il bulgaro si è lasciato alle spalle le incertezze del passato ed è stato più solido di Kyrgios: superiore con il dritto, meno falloso, è uscito quasi sempre meglio dagli scambi prolungati. Ha piazzato il break nel sesto gioco del primo set e non ha concesso nulla al servizio nel secondo, che l’australiano ha regalato con un folle game da tre doppi falli sul 5-5. A 26 anni è il primo Mille di Dimitrov per una carriera che prometteva ben altro e molto prima, ma c’è ancora tempo e spazio a patto di mantenere la barra dritta. Ciò vale anche per il 22enne Kyrgios, la continuità è per lui un’illusione ma assistere a qualche sprazzo apprezzabile non pare richiesta eccessiva.
In Ohio era cotto dopo il back-to-back Washington-Montreal, tuttavia pare essere Zverev il favorito degli US Open. In Canada è stato messo alle strette da Gasquet, ma ha dominato Kyrgios in ottavi e fatto sembrare davvero anziano Federer in finale. Due Mille a 20 anni e 3 della Race, vette che un giovane non otteneva da quando lo erano i Fab Four. A Zverev sono ora richiesti i risultati negli Slam, sinora carenti.
Fra stanchezza e mal di schiena, Federer è sembrato davvero spento a Montreal e ha rinunciato a Cincinnati. Vedremo se a New York sarà in grado di proporre un altro miracolo. Murray è fermo da Wimbledon per i guai all’anca, la sua presenza nello Slam è in dubbio, ma anche ci fosse difficilmente sarebbe competitivo. Djokovic, Wawrinka e Nishikori hanno salutato il 2017, agli US Open avremo solo Monflis fra i semifinalisti dell’edizione precedente.
A guidare il seeding sarà Nadal, tornato in vetta alla classifica al termine di un trittico di tornei estivi che gli ha regalato poche soddisfazioni. Il maiorchino ha accumulato piazzamenti sul cemento a inizio anno e successi sulla terra, ma Muller, Shapovalov e Kyrgios gli hanno inflitto tre dure sconfitte, anche per lui Flushing Meadows è un banco di prova.
Il 2017 è anche l’anno del ritorno del rovescio classico, 4 dei primi 6 della Race (Federer, Thiem, Wawrinka e Dimitrov) lo scoccano a una mano. Montreal ha a tal riguardo visto esplodere il talento del 18enne Shapovalov, la cui parabola iniziale ricorda quella di Dimitrov (titolo junior di Wimbledon 2016). Il canadese era balzato ai dis-onori della cronaca per la sua squalifica in Davis, nel 1000 di casa ha avuto una wild card e ha incantato, dalla vittoria con match point annullati con DutraSilva al successo su DelPotro sino all’exploit con Nadal e alla prova del nove Mannarino. Shapovalov ha abbagliato per energia, per varietà dei colpi, per propensione offensiva. La sua semifinale con Zverev potrebbe essere il prologo di una rivalità in grado di caratterizzare gli anni ’20.
Il circuito femminile sta trovando la sua guida: Muguruza ha dato seguito a Cincinnati del suo successo a Wimbledon. Ha rischiato con Keys e Kutnetsova, dominato la Pliskova in semifinale, schiacciato la Halep in finale ed è la favorita per New York. La rumena resta a un soffio dal n1, occupato per 5 punti da Pliskova, ma con il titolo in Ohio è proprio Muguruza a comandare la Race. Stucchevoli scambi di accuse fra Serena Williams e Sharapova, con l’americana prossima al parto e la russa costretta a rinunciare a un torneo dopo l’altro causa guai fisici. Agli US Open avrà wild card, vedremo se la onorerà. Non ci sarà Azarenka, alle prese con la delicata questione dell’affidamento del figlio, competitiva Svitolina, vincitrice di Toronto e già campionessa a Roma.
Twitter: @MicheleSarno76