Città degli apostoli ritrovata in Israele

Il ritrovamento della ‘città degli apostoli’ è tutto merito degli archeologi israeliani guidati da Mordecai Aviam (dell’università israeliana di Kinneret), che dopo anni di ricerche hanno finalmente individuato l’antico sito.

Si tratta del villaggio che avrebbe dato i natali agli apostoli Pietro, Andrea e Filippo: parliamo dell’antica città di Julias, così denominata in onore della figlia dell’imperatore Augusto per volontà di Filippo Erode, il monarca che volle fondare la suddetta città nel I secolo d.C., trasformando quindi l’antico villaggio di pescatori di Bethsaida. Notizie, queste, riportate dallo storico ebreo Josephus Flavius, che parla di Julias anche come lo scenario di una rivolta contro i romani del 67 d.C., che comportò un enorme spargimento di sangue e si concluse con la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Fin qui le fonti, poi le ipotesi: probabilmente distrutta e sommersa quindi dal fango e dai detriti del Fiume Giordano, fu ricostruita in epoca bizantina. Infatti i reperti rinvenuti, datati tra il I e il III secolo, si trovano a circa 2 metri di profondità, proprio al di sotto di uno strato di epoca bizantina (V secolo). Inoltre di questa stessa epoca sarebbe stata individuata una basilica bizantina, edificata nel III o IV secolo.

Ciò che farebbe pensare al ritrovamento della ‘città degli apostoli’ è l’individuazione di un complesso di bagni, il che lascia facilmente intuire che in quel luogo sorgesse una vera e propria polis romana. Rinvenuti anche frammenti di mosaico e una moneta d’argento risalente all’epoca di Nerone. Finora gli scavi erano stati condotti a una profondità minore, in virtù della convinzione che il Mare di Galilea si trovasse a 209 metri sotto il livello del mare, all’epoca di Gesù, mentre i reperti sono stati rinvenuti a una profondità di 212 metri sotto il livello del mare. Una scoperta, dunque, che segnerebbe una svolta fondamentale nello studio del Cristianesimo.

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