Tamburi di Pace, al Vittoriano Paolo Rumiz celebra i cammini e l’Europa

“Dagli anni del Grand Tour in poi si sono accorti di lei urbanisti, storici, archeologi, fotografi,scrittori, giornalisti, pubblici amministratori. Ma essa chiedeva qualcosa di più semplice e modesto. Essere percorsa, vissuta”. Con queste parole il giornalista e scrittore Paolo Rumiz si riferisce alla via Appia, la regina di tutte le strade e la più antica d’Europa, universalmente ritenuta una delle più grandi opere del mondo antico, sia in considerazione dell’epoca precoce in cui fu realizzata che per l’enorme impatto economico, militare e culturale che essa ha avuto sulla società romana. Costruita oltre 2300 anni fa, la regina viarum collega tuttora Roma a Brindisi, uno tra i più importanti porti dell’Italia antica da cui partivano le rotte commerciali per la Grecia e l’Oriente, determinando quell’apertura verso la cultura greca che in poco tempo portò a Roma la diffusione del teatro, di nuove dottrine filosofiche, dell’arte e della letteratura ellenica. A partire dalla celebrazione della più antica di tutte, per secoli dimenticata e dilapidata, Rumiz intende narrare le vie del Continente e le storie dei  viaggiatori che le hanno percorse, attraverso il concerto-evento Tamburi di Pace, che dopo varie tappe in Italia e all’estero è approdato a Roma lo scorso 4 agosto, nel meraviglioso scenario del Piazzale del Bollettino del Vittoriano, nell’ambito della rassegna di eventi estivi promossa dal Polo museale del Lazio.
Tamburi di PaceTamburi di Pace è un progetto che unisce narrazione e musica dedicato alla Pace e all’Europa, concepito con lo scopo di promuovere la cooperazione culturale e l’integrazione Europea. Il racconto di Rumiz che parla delle vie d’Europa che “hanno consumato milioni di scarpe” è infatti accompagnato e scandito dalla European Spirit of Youth Orchestra (ESYO), un’orchestra formata da 84 giovani talenti musicali provenienti da 12 nazioni diverse e diretta dal maestro Igor Coretti Kuret, l’unica che si riforma ogni anno con giovani sempre nuovi, come a dire che l’Europa (e la Pace) vanno costruite giorno per giorno. Quello a cui Rumiz e la EYSO danno vita è un intenso viaggio in musica e parole dedicato a un universo fatto di popoli, di suoni, di lingue, fiumi e mari, ricordando chi ha migrato per lavoro, paura, curiosità, fame, amore o semplice inquietudine.

In opposizione al moltiplicarsi di muri lo spettacolo racconta dunque “il continente nel suo labirinto di strade, autostrade, sentieri e frontiere. Un’evocazione corale di milioni di esistenze che cercano spazio oltrepassando valichi, confini, , pianure, fiumi, reticolati e terre desolate” sulle note di classici come I pini di Roma di Ottorino Respighi, I Pianeti di Holst e ovviamente l’immancabile Inno alla gioia di Beethoven, adottato come Inno dell’Unione Europea. In un tempo di viaggi virtuali Tamburi di Pace vuole essere inoltre un invito al viaggio reale, magari a piedi, per ritrovare il senso e lo spirito di una patria comune mai così maltrattata come di questi tempi. Un’Europa sogno di molti, figlia dell’Asia e del Mediterraneo, che ha visto fiorire molte tra le più grandi civiltà come Etruschi, Fenici e Cretesi e che oggi, in un contesto geopolitico avvilente, sembra essere rimasta uno dei pochi rifugi possibili, un raro baluardo di pace e giustizia.

Torna alla HomePage di LineaDiretta24

Leggi altri articoli dello stesso autore

@vale_gallinari