Modella inglese rapita a Milano e messa all’asta sul Deep Web
Modella inglese rapita e poi messa all’asta sul web. Una vicenda incredibile che sembra quasi il copione di un film e che è fortunatamente finita con la liberazione della ragazza e l’arresto del suo aguzzino, un anglo-polacco che farebbe parte, a suo dire, di un gruppo hacker dal nome “Black Death” (morte nera) che opera sul deep web sul quale l’Interpol sta indagando da tempo.
L’incubo per la modella inglese rapita è cominciato quando la ragazza, che fa parte di un’agenzia per modelle britannica, èstata attirata alla Stazione Centrale di Milano per un set fotografico nei pressi della stazione stessa. Giunta sul posto è stata aggredita alle spalle, drogata con una siringa di Ketamina, un potente anestetico per cavalli usato anche come droga nelle discoteche, chiusa nel bagagliaio di un auto e poi trasferita in un appartamento, spogliata, fotografata e messa all’asta con un prezzo di partenza di 300.000 Bitcoin, la moneta virtuale usata sul web della quale non è possibile tracciare la provenienza. L’Interpol stava indagando proprio sul commercio di esseri umani che avviene nel deep web, la parte oscura di Internet dove è possibile comprare armi, droga, persino organi umani e donne. Donne poi vendute come schiave sessuali. Sembra fantascienza, sembra uno degli incubi peggiori che si possano immaginare invece, dal rapporto degli inquirenti, sembra esista davvero. Di questo collettivo “Black death”non si sa praticamente nulla. Si dubita persino della sua esistenza tanto da ricordare la frase del film “I soliti sospetti” –Il più grande inganno fatto dal diavolo all’umanità è farle credere che non esiste-, l’aguzzino arrestato, il primo in Italia, ha detto che si tratta di hacker rumeni ma senza dare alcuna informazione utile al loro rintraccio. La sua deposizione è sembrata confusa e lacunosa, tanto da far dubitare i Pm della sua autenticità.
La Squadra mobile di Milano ha operato in gran segreto non divulgando alcuna notizia riguardante la modella inglese rapita, dopo essere stata allertata dal suo manager il quale non aveva più sue notizie dal suo arrivo nel capoluogo lombardo. La ragazza è rimasta nelle mani del suo rapitore dall’11 al 17 Luglio. Poi è stata liberata dal suo stesso carceriere che le ha motivato il rilascio dicendo che avevano scoperto che ha un figlio di 2 anni e le “loro regole” non ammettevano che potessero “operare” nei confronti di donne che sono madri. Ma le ha anche imposto il silenzio, pena la morte, e di trovare 50.000 euro, sempre in Bitcoin, per ripagarli del mancato affare. Gli inquirenti però, nello specifico la Squadra Mobile di Lorenzo Bucossi, la funzionaria dello Sco Serena Ferrari coadiuvata dai Pm Ilda Boccassini e Paolo Storari, erano già sulle sue tracce perché, incredibilmente, il rapitore, così abile nell’uso delle nuove tecnologie, era stato piuttosto superficiale sull’uso del suo telefonino ed anche su quello della ragazza, tracciando i quali e sentendo anche dei testimoni come il tassista che l’aveva accompagnata sul luogo del rapimento, e quindi già conoscevano l’aguzzino che, una volta stabilito che l’avrebbe liberata con la promessa del riscatto differito pagato da lei, l’ha accompagnata al Consolato Britannico dove i poliziotti già lo stavano aspettando per arrestarlo. Nel corso delle indagini sono state trovate molte prove, un capello della ragazza nel bagagliaio dell’auto ed uno del rapitore nell’abitacolo dal quale sono riusciti a risalire al ceppo famigliare del carceriere. Ed è stata provata l’assunzione forzata di Ketamina da parte della ragazza dalle analisi effettuate al suo rilascio. Anche nella casa in Via Bianconi 7, che è stata il carcere nel quale la modella inglese rapita è i mobili apparivano identici a quelli sui quali la ragazza era stata legata e fotografata, ed in ogni caso nell’appartamento, che era stato preso in affitto, gli inquirenti hanno trovato abbondanti tracce genetiche dell’aguzzino e della vittima.Ora occorre comprendere se si sia trattato di un’iniziativa di un criminale solitario o se realmente sia approdata a Milano un’organizzazione internazionale dedita alla tratta di schiave sessuali.
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