Siccità a Roma: si rischia veramente il razionamento?
Non si placa l’allarme della crisi idrica a Roma. La siccità che sta seccando i maggiori corsi d’acqua dello stivale, sta stringendo nella sua morsa anche la Capitale. Il rischio di un provvedimento che vada a razionare l’uso dell’acqua potabile è reale. Chi si appresta a passare agosto in città potrebbe rischiare di trovarsi senza acqua. O almeno questo è ciò che ci viene detto.
Quanto è reale e vicino, infatti, il rischio di una crisi idrica a Roma? Innanzitutto serve qualche dato. Ultimamente si fa un gran parlare del lago di Bracciano in secca. Effettivamente il bacino ha raggiunto livelli minimi preoccupanti e alcune immagini sono davvero impressionanti. Il lago di Bracciano, va detto, è un bacino importante ma è solo il sesto per estensione in Italia. In più non ha affluenti e la sua portata è influenzata direttamente dalle piogge che lo alimentano. Rappresenta una fondamentale risorsa naturalistica e idrica ma non è e non può essere l’unica fonte di approvvigionamento idrico. Soprattutto non può esserlo per la città metropolitana di Roma, che ogni giorno deve dare da bere a 3,7 milioni di abitanti.
Acea, l’azienda municipalizzata di Roma che fornisce il servizio idrico, preleva acqua da Bracciano solo come fonte di risorse strategiche e stagionali. In più, anche al massimo della capacita di captazione, dell’acqua che arriva ai nostri rubinetti, solo l’8% proviene dal lago di Bracciano. Il restante, la maggior parte, non viene da fonti superficiali ma direttamente da sorgenti. Sono cinque gli acquedotti principali che portano acqua a Roma: Peschiera-Capore, Acqua Marcia, Acquoria, Salone e Simbrivio. Solo il Peschiera-Capore fornisce il 70% del fabbisogno idrico di Roma, immettendo nella rete idrica 1,4 milioni di metri cubi di acqua. Oltre agli acquedotti dalle sorgenti ci sono i pozzi, distribuiti nel territorio della città e che rappresentano il 12% dell’approvvigionamento idrico.
Dunque accostare la secca del Lago di Bracciano ad una crisi idrica a Roma sembra azzardato. Se fornisce solo una minima parte dell’acqua che arriva nella Capitale, come può essere la causa principale della crisi idrica a Roma? Sì, la siccità è reale e a parte piccoli episodi non piove seriamente da mesi. Il livello dei bacini idrici e fluviali sta scendendo a livelli critici in tutta Italia. Questi, però, sono altra cosa rispetto alle sorgenti, che non sono alimentate dalle piogge estive ma dalle falde acquifere. E se la sorgente sta bene, perché a noi non arriva l’acqua? La risposta, come da proverbio, è nel mezzo; ovvero nel tragitto che l’acqua compie per arrivare dalla sorgente a noi. Il sistema di trasporto idrico, gli acquedotti che servono Roma sono vecchi. Senza parlare di quelli di epoca romana (che pur sembrano funzionare meglio di quelli moderni), circa la metà delle condutture e delle strutture di approvvigionamento idrico hanno più di 50 anni. Forse allora il problema che potrebbe portare ad una crisi idrica a Roma è un altro, ovvero la manutenzione degli impianti. Un sistema di trasporto idrico efficiente e che eviti gli sprechi di acqua (che ricordo essere un po’ più importante dei vitalizi dei parlamentari, tanto per rimanere in tema di priorità) è fondamentale per garantire l’approvvigionamento d’acqua e non solo. Evitare di sprecare acqua, oltre a far bene alle nostre tasche, fa bene anche all’ambiente. La captazione da fonti come il Lago di Bracciano dovrebbe rappresentare l’eccezionalità anche per proteggere un habitat naturale già troppo minacciato dall’urbanizzazione. Ma ovviamente tutto questo vuol dire fondi, investimenti e soldi usati per riparare cose vecchie. Mentre da noi va di moda buttare soldi solo in cose grandi, nuove e inutili; oppure dare la colpa alla pioggia, ovviamente.
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