Mafia Capitale, revocato il carcere duro per Carminati
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha disposto la fine del carcere duro per Carminati a seguito della caduta dell’accusa di associazione mafiosa in tribunale. Massimo Carminati, condannato a 20 anni di reclusione, era stato sottoposto al 41 bis dal dicembre 2014 su parere conforme della Direzione nazionale Antimafia e della Direzione distrettuale antimafia di Roma. Nello stesso giorno in cui per lui finisce il regime di carcere duro, i legali di Salvatore Buzzi fanno sapere di essere pronti a chiedere la scarcerazione in favore degli arresti domiciliari. Buzzi, principale coimputato di Carminati nell’inchiesta Mafia Capitale, era stato condannato a 19 anni di carcere. Il ricorso poggerà le sue basi sulla caduta dell’accusa di associazione mafiosa. Tra i primi effetti delle sentenza c’è stata la revoca delle misure cautelari per 17 imputati al processo.
Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, Carminati era stato intercettato durante l’ora d’aria trascorsa in compagnia di Giulio Caporrimo, boss di Cosa nostra, mentre era recluso in regime di carcere duro: “Quando avevo 16 anni andavo in giro armato di pistola, quando poi i miei amici sono tutti morti ammazzati, io mi sono specializzato in quello che loro (i pm della procura di Roma, ndr) dicono e mi accusano, ma non hanno capito che gli piscio in testa se voglio”, avrebbe detto Carminati al boss mafioso.
La sentenza per il processo Mafia Capitale, arrivata dopo 21 mesi e 230 udienze, ha stabilito che non c’è stata nessuna associazione mafiosa, ma semplicemente un’associazione a delinquere capeggiata da Carminati che per anni ha pilotato appalti, gestito commesse e si è infiltrata in politica e nella pubblica amministrazione. Tra i 46 imputati nel processo, a 19 era stato contestato il reato di associazione mafiosa. Per conoscere le motivazioni delle sentenza del giudice Rosanna Ianniello bisognerà aspettare l’autunno.
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Twitter autore: @JoelleVanDyne_