Enrico V al Globe: il genio di Shakespeare rappresentato da Pecci
Dal 21 luglio al 6 agosto il palcoscenico del Globe ospita per la prima volta l’ Enrico V. Riadattato magistralmente da Daniele Pecci, che ne è anche il principale interprete, il dramma storico di Shakespeare narra le gesta del sovrano inglese, alla conquista del regno francese ai danni di Carlo VI.
Parliamo di ‘narrazione’ perché il genio di Shakespeare sta proprio nel narrare le vicende che portarono alla conquista del regno di Francia, seguendo l’intero percorso dei soldati inglesi e relative battaglie fino alla vittoria di Agincourt, servendosi esclusivamente dei dialoghi e del ‘Coro’, senza ricorrere all’azione propriamente intesa. Importante novità dell’ Enrico V è infatti il Coro, che illustra e commenta le diverse scene, rivelandoci il senso profondo del teatro: “possiamo forse far entrare in questa ‘O’ di legno anche i soli cimieri che atterrirono l’aria di Agincourt? E come uno sgorbio può rappresentare un milione in poco spazio, così consentite a noi, zeri di questo conto immenso, di agire sulle forze della vostra fantasia”. Fin qui il genio di Shakespeare, poi la difficoltà di mettere in scena tutto questo: lavoro egregiamente svolto da attori, costumisti e scenografi. Nessun effetto speciale, a parte una geniale proiezione di ombre per rendere l’idea della battaglia di Agincourt; il resto è tutto merito dei costumi d’epoca, di una scenografia essenziale ma d’effetto (grazie anche alle luci di Umile Vainieri), delle musiche di Patrizio Maria D’Artista, sempre appropriate, e della regia. Inoltre l’Enrico V risulta essere strettamente connesso, forse più di qualunque altro dramma shakespeariano, con la forma del teatro: a inizio spettacolo la corte del re fa un ingresso di grande effetto dalle diverse entrate del Globe. Performances ineccepibili, a partire dal personaggio del Coro, interpretato da Carlo Valli.
Alla dimensione epica si unisce quella della commedia, che spesso sfocia in farsa, nella caratterizzazione dei personaggi facenti parte della combriccola di Falstaff, vecchio compagno del re da lui stesso rinnegato, ormai sul letto di morte. Così il registro basso, tipico della poesia comico-burlesca, finisce per caratterizzare coloritissimi personaggi, come il Pistola (ruolo che sembra scritto ad hoc per Gianluca Gobbi), e situazioni, come il goffo corteggiamento di Caterina di Francia (Mariachiara Di Mitri) da parte dell’impacciato Enrico. Pecci? Perfetto, e nei momenti più elegiaci e nel finale burlesco, per cui Enrico si rivela un personaggio semplice, sincero, tanto che Shakespeare gli farà pronunciare queste parole che sono pura poesia: “solo un cuore fedele è sole e luna, o meglio, Kate, sole e niente luna, perché splende radioso ed immutabile fedele a mentener sempre il suo corso”. Verità e finzione dunque si intrecciano nell’Enrico V per svelare, infine, il volto umano che si cela dietro la ‘maschera’.
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