Calciomercato Milan: Fair Play Finanziario dove sei?

CALCIOMERCATO MILAN – Due giorni fa il Milan ha acquistato Biglia e Bonucci. Alla Lazio sono andati 17 milioni più bonus, alla Juventus 40 milioni senza contropartite. Ma sono solo gli ultimi due acquisti dei rossoneri in questa pazza estate del calciomercato meneghino. Gli ultimi di una lunga lista: il primo è stato Musacchio (26 anni) dal Villareal costato alla nuova dirigenza 18 milioni; poi è arrivato Ricardo Rodriguez (24 anni) dal Wolfsburg per 15 milioni più bonus; Kessie (20 anni) dall’Atalanta in prestito due anni con obbligo di riscatto fissato a 28 milioni; dal Porto il giovane talento portoghese Andre Silva (21 anni) per 38 milioni; Borini (26 anni) dal Sunderland per 6 milioni più bonus; ancora dall’Atalanta l’esterno Conti (23 anni) a 24 milioni; e, infine, prima di Bonucci e Biglia, Calhanoglu (23 anni) dal Bayer Leverkusen per 20 milioni più 4 bonus. Facendo le somme, a metà luglio, il Milan del nuovo corso ha acquistato ben 9 giocatori, di cui 7 probabilissimi titolari, per un totale di circa 210 milioni spesi. Ora, soprattutto pensando che Fassone e Mirabelli stiano valutando di prendere un altro rinforzo probabilmente offensivo, sorge spontaneo un dubbio: i soldi da dove arrivano? E il fair play finanziario cosa prevede? Cerchiamo di fare chiarezza.

SITUAZIONE SOCIETARIA: L’INSERIMENTO DEL GRUPPO ELLIOTT – Nei primi mesi di quest’anno più volte è slittato questo famoso closing perché Li non disponeva della somma adeguata per chiudere la trattativa. Poi qualcosa è cambiato: il 13 aprile si è chiuso. Il Milan è stato pagato 520 milioni più 160 milioni di debiti per un totale di 680 milioni, così distribuiti: 500 li ha versati Li con l’aiuto di altri investitori, mentre i mancanti li ha versati il gruppo Elliott, fondo di investimento americano. Ma non sono gli unici che questo gruppo ha versato nelle casse del Milan. A questi 180 milioni per il closing, si devono aggiungere 73 milioni alle banche creditrici e 50 milioni per il mercato per un totale di 300 milioni circa a un tasso di interesse alto che prevede il rimborso a 18 mesi a circa 370/380 milioni. Dunque un investimento vitale in questo momento, ma che potrà essere fatale in futuro. Ed è proprio l’inserimento di questo gruppo americano, a capo di cui c’è il 72enne fondatore Paul Singer, che sta all’origine delle spese pazze del Milan in questa sessione di calciomercato. Elliott, infatti, ha volute garanzie sul marchio Milan e soprattutto sul fatto di incrementare i profitti nel giro di poco tempo. Le parole d’ordine, dunque, sono diventate trattenere i big (vedi caso Donnarumma) e investire pesantemente sul mercato per tornare nell’arco di una stagione in Champions e a livelli competitivi molto alti.

Ed ecco che agli iniziali 120/130 milioni di Li per il mercato, si sono affiancati i 50 di Elliott, a cui vanno aggiunti altri 60 da parte di Li (di cui 22 già versati), per un totale che si aggira sui 210/220 milioni. Cifra che rientra con gli acquisti fatti, ma che potrebbe essere sforata da un nuovo arrivo.

FAIR PLAY FINANZIARIO – Se quella descritta è la situazione attuale societaria molto delicata, a renderla ancora più instabile è il Fair Play Finanziario della UEFA. Infatti, il Milan, avendo raggiunto i preliminari di Europa League, è rientrato nel mirino dell’Organo di Controllo previsto dalla UEFA, IL CFCB. Le condizioni fondamentali per evitare sanzioni e squalifiche sono principalmente tre: 1) Dimostrare la continuità aziendale; 2) Equilibrio tra costi e ricavi con azzeramento di debiti verso altri club, giocatori, autorità sociali e/o fiscali; 3) Osservare il break even rule: non spendere più di quanto si guadagna con un limite di sforamento di 30 milioni (perdita consentita se coperta dagli azionisti o da una parte di essi). Condizioni che per un club come il Milan, in perdita da qualche anno a questa parte, risultano veramente difficili da rispettare. In un primo momento, infatti, la società aveva pensato di proporre all’UEFA un Voluntary Agreement che avrebbe previsto questo: 1) pareggio di bilancio in 4 anni; 2) Copertura finanziaria dimostrabile; 3) Impegno da parte dell’azionista a coprire le perdite relative agli anni precedenti a quello del pareggio di bilancio. Ipotesi tramontata dal rifiuto dell’Uefa, non convinta della solidità finanziaria degli investitori della società rossonera.

A questo punto, la scelta è stata quella di investire pesantemente e velocemente quest’estate in modo da soddisfare il gruppo Elliott e rischiare le sanzioni dall’UEFA che, se dovessero esserci, comunque arriverebbero la prossima estate a stagione conclusa. In questo modo il Milan si darebbe la possibilità di poter rientrare nel fair play finanziario in base ai risultati raggiunti nella stagione 2017/2018: diventa obbligatorio o quasi qualificarsi in Champions League per ottenere ricavi, sperando, soprattutto di espandere il mercato orientale con il Newco Milan China, su cui Li ha puntato molto. Se, invece, dovessero arrivare sanzioni e/o limitazioni sul mercato per mancata osservanza del fair play finanziario, il Milan, visto l’attuale calciomercato, non dovrebbe aver troppo bisogno di valorizzare la rosa. In pratica è come se quest’estate avesse prevenuto una futura e probabile chiusura del mercato nelle stagioni successive, investendo tutto il possibile ora.

POSSIBILI SCENARI – Quella del Milan appare un’operazione rischiosa: un investimento grosso senza garanzie di successo con due principali problemi da risolvere. Il primo, come abbiamo appena detto, è il fair play finanziario a cui deve rispondere il prossimo anno; il secondo è il rimborso con interessi al gruppo Elliott fra 18 mesi. Per la nuova gestione cinese, quindi, non è solo richiesto di appianare i debiti e le future perdite riuscendo con gli anni a incrementare le entrate, ma anche di rimborsare i 300 milioni più interessi anticipati dal gruppo Elliott. Ora i possibili scenari sono principalmente due: 1) la nuova proprietà cinese con un piano finanziario solido riesce a rientrare nel fair play finanziario e a ripagare il gruppo Elliott; 2) alla fine dei 18 mesi previsti per il rimborso, Li non riesce a saldare il debito con il gruppo statunitense. Con la seconda opzione si aprirebbe uno scenario molto incerto per la società milanese. Il gruppo Elliott, infatti, diverrebbe il nuovo proprietario del Milan, scavalcando la cordata cinese. Dunque si prevederebbe una gestione diretta da parte di Elliott, poco plausibile nella realtà poiché probabilmente, a quel punto, preferirebbe rimettere sul mercato le quote del Milan per cercare di valorizzarlo. E si tornerebbe a una situazione societaria simile a quella avuta nei mesi precedenti al closing: indefinita e instabile.

SULLE SPALLE DI MONTELLA – Ora, il piano ambizioso e calcolato del Milan passa obbligatoriamente dalle capacità di Montella nel saper gestire e valorizzare la rosa che la società gli ha messo a disposizione. La pressione sul tecnico di Pomigliano d’Arco non manca e mai come quest’anno è così alta. La rosa, pure essendo solo a metà luglio, è praticamente già fatta (manca forse l’ultimo colpo) e il primo test ufficiale non si farà attendere: il 27 luglio ci sarà l’andata del preliminare di Europa League contro i rumeni del Cravoia, allenati da Devis Mangia. Il ritorno è previsto il 3 agosto. Dunque, fra meno di due settimane avremo già un assaggio di questo nuovo Milan, che si propone di tornare in una sola stagione ai livelli più alti, a cui onestamente manca da troppo tempo.

Twitter: @Francesco Nespoli

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