Sevizie su malata di SLA, in 9 finiscono ai domiciliari

CATANZARO, SEVIZIE SU MALATA DI SLA – Immaginate di essere costretti a restare stesi su un letto di ospedale per tutto il resto della vostra vita. Non avete più la capacità di muovere un singolo muscolo, non potete parlare, non potete comunicare. Gli occhi sono il vostro unico punto di contatto con il mondo, vi permettono di leggere, di scrivere, di non essere del tutto isolati. Se questo vi sembra l’inferno in Terra e pensiate che non ci possa essere nulla di peggiore, forse tra poche righe vi ricrederete. Siamo a Catanzaro, nella casa di cura ‘San Vitaliano’ di proprietà del Gruppo Citrigno. Lei è Francesca (nome di fantasia) malata di SLA e paralizzata al 100%. Francesca non ha più parenti o amici, è sola e usa uno schermo per comunicare, condannata a passare tutto il tempo che le rimane da vivere cosi. Ma, come se non bastasse la sua già terribile condizione, a peggiorarle la vita ci si mettono i medici e gli infermieri che dovrebbero prendersi cura di lei. Il personale sanitario della struttura infatti, “infastidito” dalle continue richieste di assistenza della malata di SLA, ha messo in atto una serie di angherie e maltrattamenti per ripicca verso la donna.

L’ORDINANZA DEL GIP – Nell’ordinanza del gip Barbara Saccà si leggono le motivazioni che hanno portato ben 9 persone, tra cui un medico, vari infermieri e operatori socio sanitari agli arresti domiciliari: “Gli operatori sanitari hanno agito con inciviltà, mancanza del sentimento di umanità e assoluta mancanza di rispetto delle regole dello Stato e in particolare di quelle regole che guidano l’esercizio della professione sanitaria”. Il personale sanitario infatti era arrivato a ricoprire di insulti la malata di SLA, con vessazioni grandi e piccole e continui atti di scherno. Le staccavano senza motivo la connessione ad internet, il suo unico modo per poter comunicare con l’esterno o le spostavano il monitor in grado di convertire i movimenti dei suoi occhi in comandi, di fatto tagliandola fuori dal mondo, spegnendo la sua unica voce e obbligandola a restare immobile a fissare la parete. La donna, con una forza di volontà immensa, ha descritto minuziosamente le angherie subite e le ha inviate per e-mail alle forze dell’ordine che hanno provveduto ai controlli ambientali di rito. Grazie a questi controlli si è potuto appurare come negli ultimi tre anni la malata di SLA: “avesse subito con riprovevole cinismo ed insensibilità, comportamenti persecutori, vessatori, a volte aggravati da rabbiosi insulti, posti in essere da parte di alcuni operatori sanitari del centro San Vitaliano”. Le indagini sono state condotte della squadra mobile di Catanzaro e della polizia giudiziaria, coordinati dal procuratore capo Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dal pm Stefania Paparazzo. Grazie a loro, anche se la vita di Francesca resterà durissima, speriamo che da domani possa usufruire nel miglior modo possibile di tutte le cure di cui avrà bisogno.

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