Totò Riina è capace di intendere e di volere

I giudici milanesi respingono la richiesta della difesa di sospensione del processo, nel quale il boss è imputato per minacce al direttore del carcere di Opera: Totò Riina è capace di intendere e di volere.

 

A pochi giorni dalla scarcerazione del nipote Giovanni Grizzaffi, erede del mafioso, che lo scorso 5 luglio ha fatto ritorno in quel di Corleone, e con ancora l’animo in abominio per il riprovevole atto di vandalismo sul mezzo busto di Giovanni Falcone, arriva la decisione dei giudici della sesta sezione penale di Milano presieduta da Raffaele Martorelli sulla capacità di stare in giudizio del super boss.

I fatti riguardano l’imputazione per minacce e risalgono al 2013, quando Riina, mentre parlava durante l’ora d’aria con Alberto Lorusso, affiliato alla Sacra Corona Unita, aveva minacciato il direttore del penitenziario dov’era detenuto al 41 bis. I legali Luca Cianferoni e Mirko Perlino avevano presentato istanza di sospensione del processo per l’incapacità di stare in giudizio dell’imputato ma il collegio dopo un’attenta analisi, ieri ha respinto la richiesta della difesa anche in merito alla perizia sullo stato di salute del numero uno di Cosa Nostra.

 

L’avv. Perlino suffragava la sua richiesta dichiarando che il suo assistito «non capisce ciò che gli viene detto e dalla relazione sanitaria emerge che va a stare in giudizio un imputato che non si può esprimere, che è completamente dipendente in tutti i suoi atti quotidiani, ad eccezione del mangiare cibo frullato, che non è in grado nemmeno di prendere una cornetta in mano per parlare col suo difensore perché gliela deve tenere un agente della polizia penitenziaria». La difesa poi, faceva riferimento anche alla cardiopatia della quale soffre il carcerato, malattia che secondo i legali poteva destabilizzarne lo stato mentale oltre a quello fisico.

 

Ma Totò Riina è capace di intendere e volere, il capo dei capi è “vigile e collaborante”, si legge nell’ordinanza del Tribunale, questo è quanto si evince dalla relazione medica eseguita dal dott.re Michele Riva: «La cardiopatia di cui soffre Riina espone costantemente il paziente a rischio di morte improvvisa, ma allo stato attuale è vigile e collaborante, discretamente orientato nel tempo e nello spazio». Il boss è lucido, nessuna capacità di stare in giudizio è compromessa, tutt’al più perirà di “morte improvvisa”.

 

 

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