Start-up: l’Italia insegue gli standard europei
Credere nelle start up: una missione che dovrebbe essere al primo posto in tutti gli stati europei ma che, purtroppo, non pare esserlo in Italia. La ragione è dovuta al fatto che gli investimenti sulle giovani aziende tecnologiche nel nostro Paese sono stati abbastanza scarsi rispetto alla media europea, al punto da far scivolare l’Italia in posizioni davvero poco consone al nostro blasone. Nello specifico, i milioni investiti nelle start up nostrane si sono dimostrati troppo pochi per smuovere le aziende in rampa di lancio dall’impasse, al punto che di risultati concreti, in termini economici, se ne sono visti davvero pochi: e intanto paesi virtuosi come la Francia viaggiano a vele spiegate, investendo pesante sulle start up e ottenendo risultati di grande rilievo.
Francia VS Italia: due mondi a confronto
Il modo migliore per sottolineare le difficoltà tutte italiane per quanto concerne la volontà di investire nelle giovani imprese, è fare un parallelo fra la nostra situazione e quella francese. Nello specifico, secondo il report fornito da Agi, in Francia sono stati spesi circa 3 miliardi di euro per finanziare le start app in fase di lancio, e dunque per assicurargli quel budget necessario per svilupparsi e per crescere. E in Italia? Non si è andati oltre i 75 milioni di euro nella prima metà del 2017: il che ha ovviamente portato ad una differenza a livello di capitale determinante fra le start up italiane e quelle francesi, con tutte le conseguenze del caso, come ad esempio il mancato sviluppo e la partecipazione alla vita economica del paese.
Fare impresa in Italia: quali sono le difficoltà?
Non vi è alcun dubbio sul fatto che fare impresa in Italia, rispetto a paesi esteri come la Francia, sia oggettivamente più complesso. Ma quali sono le difficoltà che una start up incontra nel nostro Paese? Secondo il report condotto dall’Unione Europea, in Italia mancano innanzitutto le infrastrutture e le tecnologie per produrre questa crescita, e dunque per rivitalizzare un’economia che stenta a risollevarsi dalla crisi economica. Per non parlare, poi, della lentezza burocratica. Ma la tecnologia può comunque soccorrere gli startupper italiani: alcuni documenti fondamentali come il controllo del bilancio di un partner commerciale possono essere infatti richiesti tramiti siti web come Icribis, che permettono di effettuarne la visura online, cosa che evita agli imprenditori di dover avviare le pratiche presso gli uffici statali. La digitalizzazione del sistema Italia, dunque, serve proprio per accelerare le procedure burocratiche.
Estate e start up: le possibilità arrivano con la bella stagione
Saranno diverse le call indirizzate alle start up questa estate, soprattutto in settori autenticamente “bollenti” come la ricerca scientifica, il fashion retail e l’e-food. Ma partiamo proprio dalla prima: il 16 luglio sarà il termine per iscriversi al Life Science Open Accelerator, una call che accoglierà le proposte delle start up più meritevoli (come nel settore della consegna di farmaci). In Emilia Romagna, poi, le start up avranno la possibilità di fare richiesta per vivere un’esperienza presso la Silicon Valley, in collaborazione con Aster. Infine, Piquadro My Startup Funding Program: in questo caso, le start up con idee innovative nel comparto fashion potranno espandersi nel mercato californiano.