La liberazione di Mosul segnerà la fine dell’Isis?
È arrivata dal primo ministro iracheno Haider al-Abadi la notizia della liberazione di Mosul dall’Isis, un annuncio atteso da nove mesi che segna la fine della battaglia più faticosa contro lo Stato Islamico. L’esercito iracheno, aiutato dagli Stati Uniti, ha avuto la meglio sui 5000 jihadisti che per mesi hanno usato gli abitanti della città come scudi umani, scavato km di tunnel per sfuggire ai bombardamenti aerei e disseminato mine in campi e ponti intorno alla città. L’operazione, partita ad ottobre, sarebbe dovuta durare un paio di mesi secondo le stime statunitensi, con la speranza di ridurre al mimino le morti tra i civili. Il bilancio finale conta invece migliaia di vittime e 9 mesi di offensiva. La liberazione di Mosul ha un valore altamente simbolico: la seconda città più importante dell’Iraq è stata il luogo in cui Al Baghdadi ha proclamato la nascita del suo Califfato.
I soldati iracheni hanno iniziato a celebrare la caduta dell’Isis già prima che l’ultimo focolaio di resistenza venisse estinto. Secondo le immagini satellitari resta poco o nulla della città vecchia: 5,536 edifici sono stati danneggiati e 490 completamente distrutti. Il centro di Mosul è stato interamente raso al suono e nelle strade si intravedono enormi crateri causati dall’esplosione delle bombe. Al contrario, la parte est della città si è ripresa rapidamente e ha visto la maggior parte degli abitanti far ritorno alle proprie case. Tutti i negozi sono aperti, con i prezzi per gli affitti triplicati. Ora che la città più importante per l’Isis in Iraq è stata riconquistata, il prossimo obiettivo è la sconfitta dello stato Islamico nella sua capitale in Siria, a Raqqa. Nella roccaforte siriana la situazione è ben diversa, e ci si aspetta che la battaglia duri ancora qualche mese prima di poter annunciare la vittoria finale. A Raqqa l’Isis ha ancora un migliaio di uomini, tra cui molti foreign fighters ben addestrati e pronti a morire in nome del Califfato.
A Mosul ora, il compito più importante spetta al governo a maggioranza sciita, che dovrà ricostruire e reintegrare le minoranze sunnite garantendo a tutti partecipazione alla vita sociale e politica nel Paese. L’annuncio della fine dell’Isis è stato prontamente diffuso dalla tv di Stato una volta che le forze dell’esercito iracheno hanno riconquistato la moschea di Al Nuri, ma i pericoli restano grandi. Il rischio, per i migliaia di sfollati ridotti allo stremo dalla fame e dalla guerra, è quello di un nuovo Stato Islamico, se il governo non saprà riparare alle sofferenze dei suoi cittadini.
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