“Come robot, incapaci di giocare”: gli effetti della guerra sui bambini di Mosul
Mentre l’esercito iracheno e le milizie alleate avanzano e Rex Tillerson parla di «sconfitta imminente dell’isis» un rapporto stilato da Save the Children denuncia gli effetti della guerra sui bambini di Mosul. La ricerca spiega come tre anni sotto il controllo dell’Isis abbiano annientato la loro vitalità; i danni psicologici si manifestano nell’incapacità di provare emozioni e negli incubi «ad occhi aperti». Si legge che «tutti quelli coinvolti nell’indagine hanno mostrato chiari segni di stress tossico, dovuto, per il 90% di loro, alla perdita di almeno un membro della famiglia a causa di morte, separazione durante la fuga o sequestro». Quasi tutti i bambini di Mosul che Save the Children ha incontrato hanno presentato un «comportamento robotico, rivelandosi incapaci di giocare o mostrare emozioni».
Nei campi dove vivono gli iracheni fuggiti dall’Isis i bambini hanno difficoltà a giocare e divertirsi, nonostante la presenza nelle aule di giochi e musica. «Sono diventati timidi e introversi – spiega Marcia Brophy di Save The Children per il Medio Oriente al quotidiano The Independent – raramente sorridono. È come se avessero perso la capacità di essere piccoli». Il trauma subito ha fatto perdere a molti la capacità di parlare, mentre tutti associano la musica, proibita dallo Stato Islamico, con la punizione. Anche al sicuro nei campi allestiti per i rifugiati, i bambini di Mosul continuano a portarsi dietro le ferite della guerra.
Sara, 11 anni, ha raccontato a Save the Children come fosse diventato normale a Mosul «vedere le persone uccise nelle strade. Non avevamo niente, ci hanno negato tutto, persino di giocare. Niente cibo, niente di niente. Hanno ucciso mio fratello di fronte a me, accusandolo di passare informazioni. Cosa possiamo farci?». Durante l’occupazione dell’Isis i programmi scolastici sono stati cambiati per rifletterne l’ideologia estremista, ma mentre alcuni genitori hanno ritirato i propri figli da scuola, molti altri studenti sono stati costretti a frequentare, con conseguenze disastrose: «siamo preoccupati che una volta scomparso l’Isis questi bambini saranno ostracizzati dalle altre comunità –spiega il CEO di WarChildUK Rob Williams – un bambino usato come scudo umano a Mosul aveva paura di tornare a casa, dopo che sul muro della sua casa era stato inciso “You are Daesh”, la parola araba per Isis». Lo Stato Islamico ha lasciato ferite profonde che potrebbero non riuscire mai a guarire. Attraverso programmi di riabilitazione e sostegno psicologico è possibile, secondo Save the Children, per adulti e bambini di Mosul tornare a vivere una vita normale e prevenirne la futura radicalizzazione. I programmi di aiuto però, sono spesso sottofinanziati, con appena il 2% dei fondi necessari a svolgere un compito tanto difficile.
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Twitter autore: @JoelleVanDyne_