Riparte il mercato immobiliare: + 17% nel 2016 e un po’ di ottimismo per il futuro

La notizia è confortante, soprattutto perché conferma il dato positivo registrato l’anno scorso, quando finalmente, dopo quasi dieci anni di crisi, il mercato immobiliare ha cominciato a dare segnali di ripresa. I conti sono presto fatti. Si parte dal 2007, quando le unità immobiliari vendute sono state 1.055.585, e si arriva al 2014, quando invece il conteggio si ferma a 592.014, in quello che è stata il drammatico e graduale crollo di uno dei settori trainanti dell’economia nazionale.

Una tassazione eccessiva, politiche forse troppo vessatorie e il conseguente crollo dei prezzi degli immobili, che nell’ultimo decennio hanno perso circa il 40% del loro valore, hanno fatto sì che l’acquisto di una casa non fosse più il modo migliore per far fruttare i risparmi di una vita, mandando al collasso il sistema. La notizia, quindi, merita di essere festeggiata con la giusta enfasi, perché, in effetti, una ripartenza degli investimenti, in quello che è sempre stato il bene rifugio degli italiani, assume un significato più generale e fa ben sperare che sia il segnale dell’uscita dalla crisi che ha messo in ginocchio tutto il paese.

Ampio è, infatti, l’indotto che verrebbe investito dall’auspicata rinascita, dal comparto dell’edilizia, con una conseguente crescita dell’occupazione, a quello bancario, anch’esso pericolosamente in sofferenza e a corto di capitali importanti. Qualche avvisaglia timidamente ottimistica abbiamo cominciato a vederla nel 2015, quando il trend negativo ha invertito la rotta e gli italiani che hanno acquistato un’unità immobiliare, sia residenziale che commerciale, sono stati 623.000; è, però, il dato del 2016 ad assumere tutta un’altra dimensione, in quanto si attesta a ben 728.000 compravendite, ovvero il 17% in più rispetto all’anno precedente.

Seppur con maggior lentezza, inoltre, pare che anche il crollo dei prezzi delle case si stia arrestando, anche se l’ascesa è decisamente più modesta. Va sottolineato, infine, che nell’ultimo anno si sono registrate anche una maggior disponibilità da parte degli istituti di credito a concedere più finanziamenti rispetto agli anni precedenti, in cui l’accesso al credito era diventato davvero difficoltoso, e una più significativa collaborazione del Governo, con misure come il Bonus Casa o l’abolizione della Tasi sulla prima casa volte a diminuire la pressione fiscale.

A ciò bisogna aggiungere che i tassi dei mutui sono al minimo storico, quasi vicino allo zero, anche se la previsione per i prossimi anni vede un’impennata graduale. Accendere oggi un mutuo a tasso fisso, ad esempio, garantisce con un certo margine di certezza la bontà dell’investimento, perché si blocca la rata per un periodo medio-lungo, in media circa 20 anni, e ci si tutela dalla probabile crescita futura del costo del denaro. Comprare casa, dunque, sta tornando a essere un buon affare e gli italiani rispondono, come sempre, con entusiasmo. Certo è necessario che tale slancio sia sostenuto anche da politiche ad hoc, che siano mirate alla crescita e alla tutela dell’investimento e non solo al bisogno di far quadrare i conti di un bilancio in perdita.