Gli italiani tornano a chiedere i prestiti personali: ripartono i consumi

Arriva direttamente dall’Istat la conferma che gli italiani cominciano a rialzare la testa e ad acquisire una maggior fiducia nella situazione economica del Paese. Dopo anni di pesante incertezza, quindi, i consumi ripartono e la richiesta di prestiti personali e mutui cresce. Si torna a rivolgersi a banche e finanziarie per richiedere prestiti finalizzati. Un 26,1% in più lo conquistano i finanziamenti mirati all’acquisto di automobili e moto, mentre più a rallentatore vanno quelli per le ristrutturazioni, gli impianti fotovoltaici e l’arredamento, che comunque tengono anche grazie agli incentivi fiscali che sono stati confermati. Leggera crescita, infine, per l’accesso al credito volto all’acquisto di dispositivi elettronici e beni personali, come le vacanze o gli abbonamenti in palestra.

Positivo anche il trend dei finanziamenti personali non finalizzati, che ottengono un 15,7% in più, mentre guadagna una flessione negativa un cavallo di battaglia degli anni di crisi, ovvero la cessione del quinto per dipendenti pubblici e privati, a dispetto della maggior facilità di poterlo ottenere. Interessanti anche i dati relativi alle operazioni di refinance, che vedono i consumatori rinegoziare finanziamenti in essere alla ricerca di condizioni migliori, e ai mutui, che nel corso del 2016 sono cresciuti del 31,7%, anche grazie ad un risveglio del mercato immobiliare e a tassi ai minimi storici. Le surroghe, invece, sembrano essere in stand by, dopo i primi anni di boom, forse perché il costo del denaro comincia a crescere e non è più così conveniente rinegoziare finanziamenti a medio-lungo termine.

Più a rilento le imprese che, comunque fanno qualche passo avanti. In testa vediamo il settore manifatturiero e quello edilizio, che risente della flessione positiva delle compravendita di immobili iniziata nel 2016; stabile, invece, il segmento dei servizi, anche se le previsioni per i prossimi mesi sono ottimistiche, mentre perde qualche decimo di punto il comparto del commercio al dettaglio, che lamenta un accumulo eccessivo di articoli invenduti in magazzino. Anche le banche, però, tornano a fidarsi dei consumatori perché diminuiscono per loro i rischi, come testimonia il tasso di default, quel parametro che valuta la solidità creditizia del debitore, che scende, in generale, dall’1,9% all’1,7% in un anno.

In particolare viene messa in luce una maggior prudenza dei consumatori, che si sbilanciano meno, potendo approfittare di condizioni migliori e contraggono prestiti personali più sostenibili, abbattendo di mezzo punto percentuale il tasso da default, da 2,9% a 2,4%. Il tasso di rischio dei mutui tocca addirittura all’1,3%, avvicinando le percentuali di dieci anni fa, in un clima di sostanziale fiducia.Il futuro fa meno paura, dunque, le famiglie italiane stanno meglio e sono pronte a dare il loro contributo per far ripartire l’economia congelata del Bel Paese, anche se l’incertezza politica che cresce in vista delle elezioni del prossimo anno, non permette ancora di sbilanciarsi troppo.