Vaccinazioni sì o no: si discute sulla morte di un bambino
Vaccinazione sì o no È di ieri la notizia della morte del bambino di sei anni ricoverato presso l’Ospedale San Gerardo di Monza. Il bambino era malato di Leucemia e il 15 marzo, per sospetto di infezione da morbillo, era stato trasferito in terapia intensiva, dove però le sue condizioni sarebbero peggiorate giorno dopo giorno a causa dell’aggravarsi del quadro polmonare, che lo avrebbe portato poi ad insufficienza respiratoria e quindi alla morte.
Il contagio da morbillo sarebbe avvenuto a causa del contatto con i suoi fratelli maggiori, che non erano stati vaccinati. Come ha spiegato l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera all’Ansa:”La storia di questo piccolo affetto da leucemia è l’esempio di come la cosiddetta ‘immunità di gregge’ sia fondamentale per la protezione di coloro che, per la loro malattia o per lo stato di trattamento in cui si trovano, non sono protetti, anche quando fossero vaccinati dal morbillo così come da altre malattie infettive. Il piccolo era affetto da una Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA), malattia che oggi ha una probabilità di guarigione in oltre l’85% dei casi con forme simili.” E sottolinea: “solo l’immunità di gregge, cioè la vaccinazione di oltre il 95% dei bambini, sia l’unica strada per tutelare soggetti immunodepressi o che hanno contratto malattie come nel caso del piccolo del San Gerardo, che per queste ragioni non possono vaccinarsi”.
Si tratta di una constatazione o di una strumentalizzazione, come evidenziano anche i titoli dei maggiori quotidiani, in cui viene perlopiù sottolineato l’aspetto ‘morbillo’ e quasi totalmente taciuto quello ‘leucemia’? Tutto questo infatti accade nel momento in cui infuria un accesissimo dibattito sulla vaccinazione. Peraltro risale a qualche giorno fa la sentenza della Corte Ue riguardante il risarcimento di un cittadino francese che si sarebbe ammalato di Sla dopo essersi vaccinato contro l’epatite B: “la prossimità temporale tra la somministrazione del vaccino e l’insorgenza di una malattia, l’assenza di precedenti medici personali e familiari della persona vaccinata e l’esistenza di un numero significativo di casi repertoriati di comparsa di tale malattia a seguito di simili somministrazioni possono eventualmente costituire indizi sufficienti a formare una simile prova”.
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