Stephen Hawking lancia l’allarme: “Serve una nuova Terra”
L’ALLARME DI STEPHEN HAWKING – Starmus festival di Trondheim, Norvegia. Durante l’annuale appuntamento di scienziati, musicisti, scrittori e artisti, il celebre fisico Stephen Hawking ha lanciato il suo personale grido d’allarme. “Sono convinto che per l’uomo sia giunto il momento di lasciare la Terra”. Secondo lo scienziato, celebre per i suoi lavori sui buchi neri, la Terra starebbe diventando troppo piccola per il genere umano e le risorse fisiche sarebbero in rapido esaurimento. In un prossimo futuro potrebbero non esserci più le condizioni per superare le crisi che ci attendono. Secondo Hawking ogni qualvolta ci si sia trovati in una fase di stallo, si è puntato sulla colonizzazione di nuovi spazi, come ha fatto Colombo nel 1492. Il problema è che al giorno d’oggi non esiste più alcun luogo da colonizzare, non esiste angolo del mondo che non sia conosciuto o sfruttabile. La soluzione, dunque, sarebbe quella alzare occhi e tiro fuori dal nostro pianeta. Allargare gli orizzonti e iniziare una corsa verso l’unico luogo ancora colonizzabile, ovvero lo spazio.
HAWKING IN LINEA CON TRUMP, HOWKING CONTRO TRUMP – Sempre durante la conferenza, Hawking non ha potuto non commentare le recenti decisioni prese dal Presidente degli Stati Uniti Trump. Se da un lato è vista di buon occhio la politica presidenziale di ripristinare le missioni sulla luna entro il 2020, lo stesso non si può dire della decisione di uscire dagli accordi sul clima di Parigi, definita dallo stesso Hawking come: “la più seria e sbagliata decisione che il mondo abbia mai visto prendere sui cambiamenti climatici”. L’auspicio del fisico è che si possa costruire, con la partecipazione di tutte le nazioni, un avamposto sulla luna entro i prossimi 30 anni, e pianificare, entro il 2025, delle missioni sul vicino Marte, gettando le basi per una colonizzazione spaziale su vasta scala. Secondo Hawking questa è l’unica possibilità che resta all’umanità per conservare la propria specie. “Ognuno dovrebbe seguire individualmente un approccio globale”. Chiosando poi con un’affermazione che non si può certo definire scientifica, e dunque risuona ancor più allarmistica: “a questo punto posso solo sperare per il meglio. Devo. Non ho altre opzioni”.
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