Nessuno tocchi Donnarumma: ecco perché il portiere del Milan non merita l’uragano di polemiche che lo ha travolto
DONNARUMMA, UNA POLEMICA SENZA FINE – Non c’è pace per “Gigio” Donnarumma, talentuoso portiere del Milan finito al centro di una delle più grandi polemiche degli ultimi anni. Chi si era illuso che in Nazionale potesse ritrovare la serenità che ormai non ha più a Milanello si è dovuto ricredere. Durante la partita inaugurale degli Europei Under 21 infatti, un gruppetto di tifosi ha appeso uno striscione polemico definendolo “Dollarumma” e gettandogli alcune banconote false contro, segno di una vicenda che ai tifosi proprio non riesce ad andare giù. I fatti li conosciamo più o meno tutti. Donnarumma è considerato, al momento, il più talentuoso portiere classe ’99 al mondo. Il Milan, in piena ricostruzione, dopo averlo cresciuto nel proprio vivaio, gli ha affidato “la maglia numero 1” e lui li ha ripagati con prestazioni di altissimo livello, confermandosi tra i più apprezzati al mondo nel ruolo. Ovviamente questo talento ha portato all’interessamento di numerose squadre e il Milan gli ha offerto un corposo rinnovo nella speranza di blindare la propria porta per una ventina di anni circa. Il caos è scoppiato nel momento in cui lo stesso Donnarumma, assistito dal procuratore più scaltro e smaliziato del mondo, ovvero Mino Raiola, ha rifiutato l’offerta di rinnovo dei rossoneri, tradendo colori e bandiera e diventando all’improvviso un ingrato in cerca di soldi.
ADDIO ALLE BANDIERE – Lo stato d’animo dei tifosi è, se pur non del tutto lecito, quantomeno comprensibile. Tutti i tifosi del Milan pensavano di aver trovato un giocatore destinato a restare nella storia del Club, una futura leggenda da poter vedere e raccontare ai propri figli. Nell’anno dell’addio al calcio di Francesco Totti, ultima vera bandiera di un calcio che non esiste più, ecco che il destino stava presentando la sua offerta, un nuovo eroe, una nuova favola. Favola che si è tramutata in incubo alle prime luci dell’alba. Quello che non è comprensibile è il movimento di opinione intento a bollare lo stesso Donnarumma come un mero mercenario, una persona interessata unicamente al denaro, infilandolo in un tritacarne mediatico e facendolo letteralmente a pezzi.
UNA VITA DI SACRIFICI – La carriera sportiva di un calciatore in genere dura dai 10 ai 12 anni. I giocatori sacrificano tutta la loro adolescenza lontano da casa, andando via “da mamma e papà” anche a undici o dodici anni, per essere inseriti in un ambiente ad altissima pressione, da quale solamente uno su cento riesce ad emergere. Gli altri 99 già hanno fallito in partenza e devono recuperare il tempo perso e che non hanno dedicato allo studio. Chi riesce ad affacciarsi nel calcio che conta poi, deve fare i conti con l’eventualità che un infortunio possa costargli la carriera e l’integrità fisica. Deve riuscire a ritagliarsi lo spazio in un mercato sempre più globalizzato, dove il nome esotico vale più di mille abilità tecniche. Superati questi scogli, in genere verso i 22/23 anni, si possono strappare un paio di contratti davvero importanti, in grado di sistemare la vita per sempre e di ripagare di tutte le rinunce fatte. Questo ovviamente senza tenere conto delle ambizioni personali. I calciatori, infatti, come chiunque faccia un lavoro, dentro di loro sognano di arrivare al top e di essere ricordati per le loro abilità e per quello che hanno vinto o dimostrato sul campo.
DALLA PARTE DI GIGIO – In quest’ottica, criticare la scelta di Donnarumma diventa impossibile. A 18 anni, il prezzo del suo valore lo fa il mercato, non lo fa il giocatore stesso. Se ognuno di noi fosse tra i migliori al mondo nel fare quello che fa, sicuramente cercherebbe di trarne il maggior profitto possibile, perché così è giusto che sia. Per Gigio il discorso non è diverso, è un professionista e se per qualcuno vale 10, è giusto che punti a volere 10. Ci possono essere delle considerazioni “ambientali” e “affettive” per le quali magari, a determinate condizioni, si possono accettare 7 invece di 10, ma esiste un limite ben preciso sotto il quale non può essere criticato se non vuole scendere. Qualcuno obietta il fatto emotivo, citando l’argomento bandiera. E questo è un altro punto caldo. La bandiera è un giocatore totalmente votato a una maglia e ad alcuni colori. Un giocatore che decide di legare il proprio nome a una sola squadra, diventando il beniamino dei tifosi. Si può essere bandiere a 18 anni? Il divenire bandiera è un processo lungo che si costruisce nel tempo. Bandiera non si può diventare a tavolino, non è uno status che si può scegliere, ma lo si diventa anno dopo anno, risultato dopo risultato, scelta dopo scelta. Donnarumma a 18 anni non può essere una bandiera del Milan, così come non è lo stato Totti a 18, e nemmeno Del Piero, o Bergomi o Zanetti. Pensare a Donnarumma già come a una bandiera è un gravissimo errore. L’evoluzione del giocatore in futura bandiera è come una storia d’amore, inizia in un modo e poi si trasforma. I tifosi del Milan in questo momento sono come degli studenti del liceo che si sono fidanzati con una promettente modella, magari una Miss Italia prima che diventasse famosa. Non gli sembrava vero che Miss Italia stesse proprio con loro e sognavano già una storia d’amore da favola, salvo poi scoprire con amarezza che lei, una volta famosa, sarebbe stata inesorabilmente attratta dal mondo dello spettacolo, da attori e calciatori famosi, rompendo le promesse fatte “da ragazzi”. Ecco, il Real Madrid, la possibilità di vincere Scudetti, trofei, Champions League, sono la tentazione irresistibile, quasi irrinunciabile per giocatori nel pieno della carriera, figuriamoci per un ragazzo di 18 anni.
BUONA FORTUNA DONNARUMMA – In quest’ottica non si può che augurare il meglio a questo ragazzo. Che possa dimostrare davvero tutte le potenzialità che gli vengono attribuite, diventando negli anni un perno della nostra nazionale. E magari, tra qualche anno, consumate vittorie e sete di vedere cosa c’è fuori, gli auguriamo di poter tornare nella sua squadra del cuore e dare al Milan e ai tifosi del Milan quello che non è riuscito a dare ora. Perché alcuni amori, come cantava Venditti, non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, e noi, all’amore di Donnarumma per la maglia che lo ha reso famoso, non vogliamo non credere.
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