Napolitano e il ‘disincanto’ dei cittadini

Il Capo dello Stato ha dichiarato al Parlamento europeo i punti di crisi per il nostro Paese, riferendosi al diffuso ‘disincanto’ dei cittadini italiani per la profonda crisi che stiamo attraversando dal punto di vista occupazionale, finanziario ed economico.

In particolare, il Presidente ha denunciato una crisi strutturale delle istituzioni comunitarie in relazione alle dinamiche di consenso e rappresentanza, problemi relativi alla stretta austera che l’Unione ha messo in atto dal punto di vista economico, nel tentativo di arginare la degenerazione istituzionale e di dettare linee guida per gli Stati membri. Ancora una volta, il problema sembra essere relativo alla carenza di sovranità delle istituzioni europee, se pur sovranazionali, non possono e non devono incidere nelle politiche interne agli Stati membri, se non nella misura degli accordi. Rileva, perciò, l’inerzia del sistema politico europeista, infatti, le decisioni economiche di austerity, fortemente invadenti nella sfera di competenza della giurisdizione di ogni singolo Stato e, precisamente, per il risanamento di quelli in default o fortemente a rischio, non ha rappresentato un parallelo percorso di rafforzamento delle istituzioni politiche. Emerge un problema di partecipazione, rappresentanza e consenso nel progetto di integrazione, rilevante è inoltre il problema del coordinamento delle politiche interne agli Stati con le direttive comunitarie. Per Napolitano, dunque, le prossime elezioni rappresentano un «momento di verità», un punto di svolta, da «affrontare fino in fondo», in risposta ai problemi attuali più impellenti, come la disoccupazione giovanile e, soprattutto, il fallimento della rigida austerità.

 La politica di austerità ad ogni costo che ha dettato una disciplina di bilancio per riequilibrare i conti pubblici, non è più efficacie. Il discorso del Presidente in un ottica riformatrice è stato, però, bruscamente interrotto da alcuni europarlamentari della Lega, come Borghezio e Salvini, che, al grido di «Basta auro» ed «Euro kill» hanno contestato le sue parole. Subito è partita una contro-contestazione in supporto del Capo dello Stato con fischi e ‘buu’ per i leghisti. Per molte parti politiche, l’introduzione della moneta unica e le politiche monetarie europee, rappresentano le motivazioni profonde ai disequilibri di bilancio interni ai diversi Stati europei.
Perciò la svolta comporterebbe un ritorno ai disegni politici originari del sistema europeo, all’idealismo ispiratore di Spinelli e ad un assetto federalista.

Molto dispiaciuto, il Presidente del Parlamento europeo, Martin Shulz ha dichiarato: «Non ho alcuna simpatia per coloro che violentemente e volgarmente la criticano con l’unico obiettivo di aumentare la loro visibilità e di gettare il paese nel caos». Maleducazione a parte, se un peggioramento delle condizioni di vita di tutti gli italiani è lampante, la responsabilità e l’onere ricade nelle mani del Capo dello Stato.

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