Lavoro pubblico, stabilito limite assenza per malattie anche gravi
Per arginare il dilagante assenteismo nel pubblico impiego, il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia all’interno dell’atto d’indirizzo generale per il rinnovo dei contratti, ha previsto un tetto massimo di assenze per malattia durante l’anno, anche in caso di gravi patologie che richiedono terapie salvavita quali chemioterapia ed emodialisi. Madia ha inoltre stabilito una disciplina specifica sui permessi orari per visite mediche, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici fruibili a giorni e addirittura a ore. Ma anche permessi brevi a recupero, permessi per motivi familiari e riposi connessi alla ‘banca delle ore’ che viene indicata come “base di partenza per ulteriori avanzamenti nella direzione mi una maggiore conciliazione e tra tempi di vita e di lavoro”.
Sarà l’Aran, l’agenzia italiana che rappresenta legalmente le pubbliche amministrazioni italiane nella contrattazione collettiva nazionale, a negoziare, in sede di trattativa, il computo dei giorni di assenza collegati al l’effettuazione di terapie salvavita “anche se non coincidenti con i giorni di terapia e a condizione che si determinino effetti comportanti incapacità lavorativa”. Tuttavia anche in questi casi sono previsti nuovi paletti. L’assenza deve essere giustificata con un’attestazione rilasciata dal medico o dalla struttura, anche privata, che ha svolto la visita o la prestazione o trasmessa all’amministrazione presso cui lavora il dipendente pubblico ed è previsto che il “monte ore” annuale per la fruizione di tali permessi indichi che 6 ore di permesso corrispondono a un’intera giornata di lavoro. Un’ulteriore “stretta” dunque per gli statali che negli anni, evidentemente, si sono “ammalati” un po’ troppo rispetto a tutti gli altri lavoratori, approfittandosene in molti casi della posizione privilegiata che un contratto a tempo determinato pubblico garantisce.
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