Riina rimanga in carcere, petizione on line per far morire il boss in cella

Da quando la scorsa settimana la Cassazione ha avanzato l’ipotesi di una possibile scarcerazione del boss mafioso Totò Riina a “causa del suo aggravato stato di salute” si è scatenata una polemica senza precedenti, spaccando a metà l’opinione pubblica. Accogliendo il ricorso presentato dai difensori del boss, la Corte di Cassazione ha aperto alla possibilità di un differimento della pena o della concessione degli arresti domiciliari per permettergli cure adeguate in relazione alle sue, sembra gravissime, condizioni di salute, motivando quest’apertura con l’esistenza di un diritto a morire dignitosamente che va assicurato a ogni detenuto.

La sola ipotesi di una possibile scarcerazione del capo di Cosa Nostra, ritenuto “feroce e sanguinario” nonché il mandante di innumerevoli omicidi e delle due grandi stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, ha suscitato una tale indignazione che Change.org ha deciso di lanciare una petizione on line affinché Riina rimanga in carcere, da indirizzare al Tribunale di Sorveglianza di Bologna che il prossimo 7 luglio deciderà in merito alla scarcerazione o meno del boss corleonese per ragioni umanitarie. In un solo giorno la petizione ha raggiunto oltre 30mila firme e ad oggi è già stata sottoscritta da circa 113mila sostenitori. Visto che un’ordinanza del 2016 ha stabilito che le condizioni di salute di Riina, pur essendo gravi, sono perfettamente curabili in carcere e che “è la notevole pericolosità del soggetto a imporre la detenzione inframuraria”, non si intravedono i presupposti per la possibile violazione del diritto a morire dignitosamente, diritto che lo Stato Italiano non sempre si preoccupa di rispettare, costringendo molti cittadini ad andare a morire altrove per garantirsi un minimo di dignità al termine della loro vita. Diritto che anche lo stesso Riina forse non conosce a meno che sciogliere le vittime nell’acido o farle saltare in aria siano considerate “morti dignitose”. Le parole di Eugenio Albamonte, presidente dell’Anm che ricordano che “una giustizia che ragiona in termini di diritti nei confronti di chi li ha negati dovrebbe renderci orgogliosi” fanno riflettere. Davvero scarcerare il pluriergastolano Capo dei capi ci renderebbe un paese migliore?

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@vale_gallinari