Totò Riina, per Pietro Grasso deve continuare il regime di 41-bis
Totò Riina. Il Presidente del Senato Pietro Grasso è intervenuto nel dibattito che si è acceso dopo che la Cassazione per la prima volta ha aperto alla possibilità di attenuare il regime carcerario duro del 41 bis per il capo di Cosa Nostra Totò Riina. “Non dobbiamo dimenticare che Riina è ancora il capo di Cosa Nostra e che la legge può dare la possibilità di interrompere il regime del 41bis collaborando. Riina potrebbe ottenere la cessazione delle misure facendoci sapere chi erano queste persone importanti che lo hanno contattato prima di fare delle stragi”. Questa la dichiarazione di Grasso intervistato da Gianluca Nicoletti nel corso della trasmissione radiofonica Melog su Radio 24. Le condizioni di salute di Totò Riina sono ora oggetto di discussione. Ieri è stato interrogato, sdraiato su una barella in videoconferenza dall’Ospedale di Parma, nell’ambito del processo per la presunta trattativa Stato-Mafia. Ha risposto a domande sui rapporti tra l’ex Sindaco di Palermo Ciancimino e Licio Gelli, sui suoi rapporti con Bernardo Provenzano. Lo ha interrogato il Pm Di Matteo il quale, nel 2013, aveva ricevuto pesanti minacce dallo stesso Totò Riina che intercettato in carcere aveva manifestato l’intenzione, parlando con un altro detenuto, di far fare a Di Matteo la stessa fine di Falcone, dimostrando che anche dal carcere duro riusciva in qualche modo a tenere i fili di Cosa Nostra.
La discussione riguardante la possibilità di interrompere il regime di carcere duro per Totò Riina si era scatenata negli ultimi giorni ma ha assunto spesso toni irragionevoli. Non è affatto vero che la Cassazione “vuole scarcerare Riina”, ha solo posto la questione se, viste le condizioni di salute del capo di Cosa Nostra, non sia il caso di far decadere il 41 bis per concedere gli arresti domiciliari e farlo “morire dignitosamente” tra le mura domestiche. Ma ha rimandato qualunque decisione, come previsto, del resto, dalla Legge, al Tribunale di Sorveglianza che è l’unico organo preposto a decidere. Da qui a dire che Riina verrà scarcerato ce ne passa. Totò Riina è in carcere da 24 anni. Il Presidente del Senato Grasso ha aggiunto “Secondo le nostre leggi e secondo la Costituzione la carcerazione deve essere dignitosa. E io ritengo che siano adottate tutte le misure idonee per poter rendere dignitosa la carcerazione di Riina, naturalmente questo deve essere dimostrato ai giudici che dovranno decidere, in modo tale che si possa garantire ancora il 41 bis”. Ricordiamo che Pietro Grasso collaborò con Falcone e Borsellino ai tempi del primo maxiprocesso per Mafia, nel quale era Giudice a latere. Ricorda quel periodo nella sua autobiografia “Falcone mi portò in una stanza blindata, aprì la porta e mi disse: “ecco, questo è il maxiprocesso”. C’era una stanza con quattro pareti fino al tetto con degli scaffali e 120 faldoni. Si trattava di circa quattrocentomila fogli processuali, tutti da studiare. Provai uno sgomento notevole ma non volli darlo a vedere, non volli deludere Giovanni Falcone che mi osservava, voleva vedere la mia reazione. Gli dissi: “dove è il primo volume?” e lui si aprì in un grande sorriso.” Ed aggiunge “Mentre mi trovavo lì a studiare le carte passò Paolo Borsellino. Mi vide così in difficoltà a raccapezzarmi tra tutte quelle carte, tra tutti quegli episodi e mi fornì le sue famose rubriche, quelle dove con una calligrafia minuta aveva annotato tutti gli omicidi, tutti i delitti e tutte le corrispondenze delle pagine dove si trovavano le dichiarazioni e le accuse per quel tipo di reato. Fu un aiuto eccezionale perché mi fece guadagnare tanto tempo per studiare quelle carte. Mi sentii quasi coccolato come se avessi un fratello maggiore che mi aiutava”. Evidente, quindi,il rapporto personale di Grasso con i giudici uccisi proprio da Totò Riina ed evidente che lo stesso Grasso giudichi ancora pericoloso, anche se ridotto su un letto di ospedale, il capo della mafia Totò Riina.
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