Fake Plan: la farsa del piano Rom della Raggi
Quello della Raggi per “il superamento dei campi rom” è stato definito un “Fake Plan”: un piano falso, una bufala. A definirlo così è Carlo Stasolla, presidente dell’associazione “21 Luglio”. Il sindaco di Roma, l’irreprensibile paladina della giustizia grillina e punta di diamante della formazione di Beppe Grillo, ha annunciato lo scorso 31 maggio il suo futuristico piano per il superamento dei campi rom. Parliamoci chiaro, la fine dei campi nomadi così come sono adesso nel nostro Paese è più che doverosa. Principalmente per quel piccolo problema di segregazione e discriminazione etnica che rappresentano, in secondo luogo perché l’Unione Europea ha già condannato l’Italia a più riprese per il suo sistema di gestione dei nomadi. Detto ciò saremmo curiosi di conoscere i dettagli del piano che Grillo ha definito “da applausi”. Peccato che di dettagli non ce ne siano. Quello che sappiamo si limita alla conferenza stampa del sindaco e dell’assessore alla Persona, Scuola e comunità solidale Laura Baldassare: il solito miscuglio di ovvietà, buone intenzioni e dati allarmanti.
Il Fake Plan punta al superamento dei campi rom e consiste in un accordo tra il Comune e le famiglie dei campi di Barbuta e Monachina. Il “patto di responsabilità”, così definito dalla Raggi, impegnerà il comune a fornire l’assistenza necessaria alle famiglie perché trovino un alloggio e mandino i figli a scuola. Tutto bello, tutto giusto. Ma come? «Ci saranno delle misure temporanee di sostegno ai percorsi dell’abitare», nello specifico saranno «due anni di sostegno all’affitto e all’occupazione» spiega Baldassarre. Di più non sappiamo e non è dato di sapere. Le informazioni a riguardo si limitano ai proclami da conferenza stampa e al vanto da post su Facebook. Come ormai spesso accade, l’unica cosa di concreto che possono leggere i cittadini sono i post sui social. Comunicati e proclami che lasciano il tempo che trovano, studiati e scritti più per divorare like e condivisioni che per informare i cittadini. Quello che una volta succedeva con i cartelloni elettorali sparsi per le città oggi succede con le nostre bacheche di Facebook.
Cosa sappiano del Fake Plan Raggi? Innanzitutto sappiamo da dove saranno presi i soldi. 3,8 milioni di euro finanziati dalla Commissione Europea e finalizzati alla gestione delle comunità rom. L’accesso a questi fondi, va precisato, non è merito della giunta Raggi ma dell’amministrazione Marino che riuscì a intercettare quei soldi prima che venisse fatta fuori da avversari e sodali di partito. Il progetto di Marino però è stato riscritto lo scorso aprile dalla nuova giunta. Un piano pentastellato e tanto “onesto” quanto vuoto. Il nuovo Fake Plan ha come interlocutori i 505 rom di origine bosniaca e macedone che vivono a La Barbuta e i 113 della Monachina, in prevalenza bosniaci. Secondo la stessa Raggi «il 10% dei rom presenti nei due campi deciderà di sottoscrivere il Patto di Responsabilità Solidale». Il 10% vuol dire circa 60 persone, dieci famiglie. Numeri da far girare la testa, una svolta epocale. Entro il 2021, secondo il Fake Plan, 60 persone usciranno dai campi, con un piano finanziato dalla Comunità Europea. Si presume che per allora abbiano trovato un lavoro, una casa in affitto e che i bambini vadano regolarmente a scuola. Gli altri? Restano lì. E questo non è strano, rientra esattamente nel modo di vedere le cose di un razzista tipico: io ti fornisco l’assistenzialismo di cui (presumo) tu abbia bisogno perché sono bello, bravo e buono; se lo rifiuti puoi pure morire isolato dal resto della società. Alla fine della fiera della presa in giro, 60 persone saranno uscite dai campi, per una spesa di 345.454 euro a famiglia e 63.000 euro per individuo. Questi soldi, ovviamente non saranno gestiti dai rom ma da chi vincerà l’appalto: un piatto piuttosto ricco su cui mangiare per la gioia di qualsiasi aspirante mafioso di città.
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