INTERVISTA|PIIGS: l’altra faccia dell’austerity
Austerity:politica di restrizione dei consumi ed eliminazione degli sprechi, attuata in periodi di crisi per ottenere il risanamento economico; questa la definizione che si legge sul vocabolario Treccani sotto il lemma austerity, linea politica che dovrebbe essere familiare a tutti gli abitanti dell’Eurozona da qualche anno a questa parte. Ma come siamo arrivati a dover mettere in pratica l’austerity? Qual è stato l’anello debole dell’equazione chiamata “Euro”? Forse l’adozione dell’Euro ha solo posto l’accento su alcune politiche economiche che nascondevano una pregressa debolezza?
Sono tante le domande che ci si pongono davanti allo scenario di crisi economica che ci si palesa davanti da alcuni, forse troppi, anni ormai. Questo vento di crisi, che è arrivato come un tifone e ancora soffia, non ha investito solo l’Italia e il docu-film PIIGS ci accompagna in un viaggio che passa per tutti i paesi dell’Eurozona.
Prodotto da Studio Zabalik (Alessandro Pezza) e Radical Plans (Haider Rashid), PIIGS è stato realizzato, dopo ben 5 anni di ricerche, dai tre film-maker Mirko Melchiorre, Adriano Cutraro e Federico Greco. Più che un documentario un vero e proprio viaggio guidato dalla voce narrante di Claudio Santamaria, accompagnato da illustri economisti ed intellettuali, per capire l’altro volto dell’austerity, quello nascosto dietro l’ombra dell’Euro. Mirko Melchiorre, Adriano Cutraro e Federico Greco ci hanno raccontato il loro lavoro, reduci dal successo che ha riscosso nelle sale.
5 anni fa iniziava la storia di PIIGS, o meglio cominciava a prendere forma con l’inizio delle indagini sui dogmi economici, discutibili o meno che siano, che regolano le politiche dell’UE. Quand’è nata l’idea di PIIGS, come ha avuto origine e come si è sviluppata inizialmente?
MIRKO: “Intorno al 2011, in piena crisi del governo Berlusconi, abbiamo iniziato a guardarci intorno e ci siamo resi conto che la crisi non aveva investito solamente l’Italia, ma c’erano molti altri paesi che stavano in condizioni ben peggiori del nostro come la Grecia e la Spagna ad esempio. In Italia invece si parlava solo del nostro caso, le spiegazioni che ci davano erano sempre le stesse e ci ripetevano sempre il solito mantra. Le cause e le ragioni di questa crisi, secondo i politici e i mass media, risiedevano nel aver vissuto al di sopra le nostre possibilità, nella nostra indolenza, nella corruzione e nella mala politica (capitanata da Berlusconi e le sue olgettine) e che quindi questa crisi quasi ce la meritassimo. A noi queste spiegazioni non ci bastavano più, con queste analisi banali e superficiali si continuava guardare il dito e non la luna. Era evidente che per capire il problema si doveva andare oltre i confini nazionali, la crisi era ormai un fatto globale e stava investendo quasi tutti i paesi dell’Eurozona. Abbiamo cosi iniziato a studiare e informarci. Siamo partiti dalla lettura del saggio di Paolo Barnard “il Piu grande crimine” e da li e iniziata la nostra indagine durata piu di 5 anni.”
Coniato nel 2009 PIIGS è un acronimo, cosa vuol dire?
MIRKO: Piigs è un acronimo inventato da un giornalista dell’Economist nel 2009 per definire i paesi con un alto debito pubblico. Questi paesi sono Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Di rilevante importanza è il valore negativo e dispregiativo della parola.
Come dice Chomsky, nel documentario, avrebbero potuto definirci “Spiig”, invece si è scelto intenzionalmente Piigs che vuol dire Maiali. Ed è cosi che molti Burocrati, Politici e giornalisti dei paesi de nord Europa ci considerano.
Quali sono state le difficoltà riscontrate nel corso dell’indagine?
MIRKO: Abbiamo avuto diverse difficoltà da affrontare sia dal punto di vista produttivo che finanziario. Realizzare un film totalmente indipendente e autofinanziato è molto complesso e pressoché impossibile in Italia. Tutte le fase della produzione (ricerche, riprese, viaggi, montaggio, post produzione) sono state seguite e realizzate da noi tre. Abbiamo fatto i salti mortale per portare a termine il lavoro. Sono stati 5 anni duri e faticosi e più volte abbiamo pensato di non farcela, anche perché le tematiche affrontate non ci aiutavano di certo a trovare produttori o finanziatori. Quando spiegavamo il progetto agli addetti ai lavori ci guardavano tutti come fossimo degli alieni. Fare un documentario indipendente e autofinanziato sull’economia e critico nei confronti delle politiche economiche dell’eurozona era veramente un’idea folle ai tempi. Però oggi, vedendo i risultati ottenuti- Piigs risulta il documentario che ha incassato di più negli ultimi 2 anni- non possiamo che ritenerci più che sodisfatti del lavoro realizzato.
Perchè è così importante la regola del 3%?
FEDERICO: Secondo i trattati europei il 3%, cioè il massimo tetto di spesa pubblica a deficit sul PIL, servirebbe a evitare che i Paesi facciano appunto troppa spesa pubblica, considerata un problema. In realtà, in un Paese con la sovranità monetaria, cioè che può controllare e stampare la propria moneta, il deficit corrisponde alla ricchezza dei cittadini. In questa Unione Europea, vincolata monetariamente dall’Euro, spesa a deficit dovrebbe farla la BCE, la Banca Centrale Europea. Ma la BCE ha come mandato, diversamente dalle Banche Centrali dei singoli Paesi, solo quello di controllare l’inflazione: per questo motivo non immette soldi nel settore privato (famiglia, cittadini, imprese) ma li dà alle banche che a loro volta li prestano, quando va bene (cioè pèraticamente mai) al settore privato. Di qui discende gran parte dei problemi economici italiani e non solo.
“Siccome siamo incapaci di governarci abbiamo bisogno di qualcun altro che governi al posto nostro”, queste le profetiche parole di Vladimiro Giacchè che rievocano l’assunto del sociologo Durkheim il quale parlava di anomia, cioè la perdita di pregnanza delle norme sociali che controllano le attività degli attori sociali. Senza regole chiare gli individui non possono trovare il loro posto nella società. Questo processo produce insoddisfazione e al disordine sociale; Durkheim vede nella crisi economica, nell’industrializzazione forzata le cause dell’anomia. Questi concetti sociologici vennero utilizzati per analizzare la società e la perdita di credibilità dello Stato negli anni ’30, durante la grande depressione e, come si suol dire, la storia si ripete. Secondo l’esperienza maturata da PIIGS, pensi che il problema della crisi economica possa annidarsi nel fatto che dietro le regole imposte ai “più” siano dettate da pochi attori sociali che, pur avendo competenze specifiche, sono sempre sottoposti alle dinamiche sociologiche come tutti ?
FEDERICO: La crisi economica non deriva da regole sociali, bensì da regole economiche sbagliate, in particolare dall’imposizione di un’unione monetaria a cambio fisso che genera vantaggi per alcune economie e svantaggi per altre, in barba alle intenzioni originali di un’Europa solidale. E queste regole sbagliate, da applicare con strumenti ancora più sbagliati (i vincoli del 3% del drficit, del 60% del debito pubblico ecc…), mettono ancora più in difficiltà i Paesi come l’Italia con prestazioni economiche di un certo tipo, non necessariamente Paesi meno competitivi o più spendaccioni e corrotti.
Sovranità popolare vs regole della “democrazia”, come viene spiegata questa dualità, a volte conflittuale, in PIIGS?
ADRIANO: In realtà quello che mettiamo in evidenza nel film, ed è quello che ci interessa di più, è il grave deficit di democrazia all’interno dell’architettura dell’Eurozona. Un esempio può essere il referendum greco quando, nonostante la netta volontà popolare di opporsi alle nuove misure di austerità, il governo greco fu minacciato e costretto ad accettare misure ancora più severe. Varoufakis,ex ministro delle finanze greco, in realtà è stato ancora più netto, rivelando che non si tratta di deficit di democrazia ma di assenza totale. A dimostrazione delle sue affermazioni ci ha raccontato i retroscena della sua trattativa con Schauble, al quale chiedeva almeno un compromesso tra il memorandum e il mandato popolare, il ministro tedesco si è opposto fermamente, dicendo che il referendum non poteva cambiare il programma economico della Grecia.
A chi è rivolto il vostro documentario e quale messaggio vorreste che il pubblico carpisse?
ADRIANO: Siamo pieni di certezze preconfezionate, frutto di decenni di propaganda, con il nostro film vorremo invece instillare dei dubbi.