Elezioni Uk, testa a testa May-Corbyn
Alla vigilia delle elezioni Uk dell’8 giugno la tensione è altissima dopo i recenti attentati di Manchester e Londra. Proprio gli ultimi attacchi hanno contribuito, inaspettatamente, a spingere in alto nei sondaggi il partito laburista di Jeremy Corbyn, mentre Theresa May ha visto ridotto il suo vantaggio di 20 punti percentuali. Secondo l’ultima rilevazione sulle intenzioni di voto dei britannici, il partito conservatore della premier otterrebbe 304 seggi, 22 in meno della soglia per guadagnarsi la maggioranza. Una situazione molto diversa rispetto a pochi mesi fa, quando Theresa May, spinta dai di sondaggi favorevoli al suo partito, aveva indetto elezioni anticipate. Al momento, i Tories raccolgono solo il 42% dei consensi contro il 38% dei Labour, un gap che si è ridotto notevolmente in breve tempo. Contro ogni previsione, insomma, la Gran Bretagna sconvolta dai nuovi attacchi non si è rifugiata nelle promesse dei conservatori riguardo più controlli e limitazioni delle libertà.
Proprio alla vigilia delle elezioni Uk arriva l’ultima invettiva del primo ministro May, che promette un giro di vite sui diritti umani, evocando «pene detentive più lunghe per coloro che siano condannati per reati di terrorismo; deportazioni più facili per rimpatriare sospetti terroristi stranieri nei loro Paesi; più restrizioni sulla libertà e i movimenti dei sospetti terroristi anche nei casi in cui non ci siano abbastanza prove per perseguirli in tribunale». May ha anche promesso di cambiare le leggi qualora queste fossero di ostacolo al raggiungimento di tali obiettivi. Ma fino a che punto si possono accettare limitazioni alle libertà personali o imporre leggi più restrittive in nome della sicurezza? La questione è complessa, soprattutto dal momento che, come si è visto, l’estremismo della maggior parte dei responsabili degli attentati in Europa era già noto alle forze di sicurezza.
Quella che la politica si ritrova ad affrontare è una sfida inedita, dove parlare di restrizioni generiche non basta più, come sembrerebbero dimostrare i sondaggi. La partita tra Labour e Tories è ancora aperta, con vari scenari possibili. La May ha basato la sua campagna elettorale presentandosi come candidata forte, l’unica in grado di garantire la leadership necessaria al paese che va incontro alle trattative sulla Brexit. Ma difficilmente avrà grande spazio di manovra a meno di non conquistare la maggioranza. Ancor peggio andrebbe in caso in cui nessuno riuscisse a conquistare la maggioranza da solo: un governo di coalizione è improbabile, considerata la distanza dei candidati. L’ultimo scenario possibile è la vittoria dei laburisti con Corbyn primo ministro. Sebbene inizialmente considerati senza grandi possibilità, quest’ultimo ha fatto una buona campagna elettorale, riuscendo a recuperare moltissimi punti. Alle urne, domani, si sfidano due personalità agli antipodi: l’una con un passato dichiaratamente di sinistra, pacifista e contro la monarchia; l’altra pronta alla linea dura su tutti i fronti: immigrazione, diritti, Brexit. Urne aperte fino alle 23, mentre i risultati sono attesi durante la notte.
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