Con Zverev il futuro è adesso. Il giovane tedesco supera in finale Djokovic e conquista a Roma il primo 1000 della sua carriera. Contraddittorie indicazioni dal serbo, male Murray e Wawrinka, sorpresa Isner, clamorosa sconfitta di Nadal, Fognini migliore italiano. Torneo femminile sottotono con le poche stelle limitate da infortuni e il successo della Svitolina. Il racconto dal Foro.

Rosewall, Borg, Becker, Sampras. Questi alcuni nomi di teenager capaci di imporsi in uno Slam. Nadal a Parigi 2005 è stato l’ultimo a riuscire nell’impresa e allargando il discorso ai 1000 e ai ventenni, nessun ragazzo aveva vinto un evento importante da quando nel 2007 Djokovic si impose a Miami.

Ieri è stato proprio Nole a trovarsi dall’altra parte della rete quella stella nascente che, da almeno un paio d’anni, tutti pronosticano quale futuro assoluto protagonista. Nello sport non c’è niente di più complicato che passare dallo status di promessa a quello di campione, ma se qualcuno nel tennis ha colpi e testa per potervi riuscire, questi è Zverev. Il tedesco ha approcciato la finale con il piglio del veterano, ottenendo il break già al primo gioco, concedendo nulla sul proprio servizio e colpendo a ripetizione dai due lati. Mai in un solo momento è parso che Nole potesse in qualche modo invertire la tendenza: si è dovuto arrendere all’inevitabile 6-4 6-3.

L’incontro più difficile del torneo di Zverev è stato l’esordio, risolto 6-4 al terzo con Anderson. È poi arrivato il successo su Troicki, quello con Fognini, la grande prestazione con Raonic, che ha visto spuntato il celebre servizio. Autore di un torneo molto sorprendente – lungo il quale ha avuto ragione di Wawrinka e Cilic – è stato Isner a dover fronteggiare Zverev in semifinale. Perfetto nel primo set, il tedesco ha pagato due errori a inizio tie break ed è stato bravo a salvare tre palle break sul 3-1 0-40 del terzo, prima di volare 6-1.

Djokovic ha dato qualche segnale di rinascita, fra il quarto giocato in due tappe con DelPotro fino alla semifinale con Thiem, cui ha concesso un solo gioco. Con quest’ultimo la miglior partita da lui disputata negli ultimi deludenti dieci mesi. La finale ha però ripresentato il volto incerto del tennis di Nole che, dopo Montecarlo, aveva concluso il lungo rapporto con Vajda e congedato il suo intero staff. Proprio ieri ha annunciato che a Parigi lo seguirà Agassi.

Nadal aveva vinto Montecarlo, Barcellona e Madrid, era il logico favorito anche al Foro. È invece incappato nei quarti in una serata negativa per lui da un lato e di massima ispirazione per Thiem dall’altro. Proveniente dalla finale di Madrid, perduta proprio contro Rafa, l’austriaco ha liberato il rovescio, per poi consegnarsi a Djokovic.

È un torneo che passerà alla storia per il nome del suo vincitore, ma non ha offerto partite memorabili sulla falsariga di Djokovic-Nishikori 2016.

Poche aspettative dal torneo femminile che ha visto premiare la Svitolina, emersa più per le capacità di resistenza che per il tennis. L’ucraina ha beneficiato del ritiro della Muguruza in semifinale per problemi al collo sull’1-4 e di una distorsione alla caviglia che ha limitato la Halep fra la fine del secondo e il terzo set. Attesa e premiata dalla wild card, Sharapova si è dovuta ritirare contro la Lucic a causa di un risentimento alla gamba.

Nessun italiano ha superato le qualificazioni, anche se alcuni, come Sonego e la Ferrando, hanno destato una buona impressione. Nessuna azzurra passa un turno di quali da cinque anni, forse sarebbe stato opportuno per stavolta assegnare tutte e tre le wc per il main draw includendo così la Schiavone, premiando la sua storia magnifica e la condizione di forma. Zero successi nel tabellone: Errani battuta, Vinci dominata, Chiesa volenterosa. Fra gli uomini un plauso a Mager, che era avanti un set e un break su Bedene prima di cedere ai crampi. Dopo aver superato Berrettini all’esordio, Fognini è stato bravo a profittare della forma scadente di Murray, ma l’ottavo con Zverev ha dato l’esatta dimensione del valore di quella vittoria. Tempismo perfetto, giovedì è potuto volare a Barcellona e nella notte lui e Flavia Pennetta hanno potuto dare il benvenuto al mondo a Federico, omaggio a Luzzi.

Binaghi ha esaltato come di consueto i numeri del torneo, omettendo però commenti sulle condizioni dei campi, dei quali sia Nadal che Djokovic si sono lamentati. È stato presentato il Masters Next Gen di Milano di novembre e purtroppo i timori preventivati circa lo stravolgimento del punteggio, pura essenza del gioco, sono stati confermati. Sarà una esibizione che speriamo non piaccia a chi volesse un giorno cambiare le regole del tennis, tra l’altro proprio Roma, coi suoi mille punti potrebbe contribuire a togliere a Milano Zverev, attrazione principale, ma ormai forse destinato a Londra.

Qualche cambiamento rispetto agli scorsi anni: una ridisposizione dei campi di allenamento e degli stand, sempre più un omaggio alle diverse tradizioni culinarie italiane, in ideale continuità con l’EXPO. Il pubblico è stato partecipe ma piuttosto corretto, sempre più competente anche perché in gran parte composto di praticanti. Le mediocri prestazioni dei nostri hanno contribuito a smorzare le pretese dei facinorosi, ma certe scenette sembrano ormai appartenere al passato. È stata una settimana molto calda, con l’eccezione del diluvio che ha colpito Roma venerdì sera, che ha interrotto il quarto fra Djokovic e DelPotro e costretto gli spettatori a un rientro difficoltoso.

Il momento più emozionante è stato ieri prima della finale, quando Rod Laver ha ricevuto la Racchetta d’Oro. L’ambasciatore del nostro sport ha illuminato il Centrale a distanza di 46 anni dal suo secondo e ultimo successo.

Twitter: @MicheleSarno76

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