Diario di una tempesta perfetta
Francesca è una giovane studentessa che vive alle porte di Roma, tra la via Cassia e la via Flaminia, a ridosso del polmone verde del Parco di Veio. Oggi ha una visita importante, una visita rimandata ormai da settimane per esigenze universitarie. Ironia della sorte proprio oggi che ha anche un colloquio dall’altra parte di Roma fissato per le ore 12.
Nulla si può rimandare, la salute prima di tutto, il lavoro subito dopo. Solo 5 km la separano dal presidio ASL in cui deve presentarsi alle ore 8.30
L’orologio un po’ appannato della sua utilitaria segna le 7.00 non appena sale a bordo: è abituata a muoversi con largo anticipo ma oggi è una giornata particolare in quanto la pioggia battente che dalle 2.00 di questa notte non ha mai smesso di cadere spinge ad ulteriore premura. Quando Roma piange piangono anche i suoi automobilisti.
Ci sono sei diverse alternative per raggiungere il presidio, eppure tutto sembra bloccato a pochi metri da casa. Il letto del Tevere non ha retto, e l’acqua è in ogni dove. Alcune persone hanno già abbandonato le proprie vetture a bordo strada e sono tornate indietro con i mezzi pubblici. Rimane un’ultimo tentativo disperato attraverso via della Giustiniana. Niente da fare, limitato anche il traffico sulla strada statale 2 bis via Veientana Nuova.
Il raccordo è di lì a un passo…via Carlo Gherardini mostra il lato spettrale di una città che sembra sbriciolarsi sotto i suoi piedi. Niente esitazioni, si prosegue per via Trionfale. Il sottopassaggio all’altezza del G.R.A è una piscina a libero accesso, con automobili sommerse fin quasi all’altezza dei finestrini. Sic transit gloria Urbis.
L’utilitaria compagna di tante avventure non può nulla ormai, bisogna attrezzarsi con altre soluzioni. Di lì a pochi metri la stazione FR3 di Ipogeo degli Ottavi: il treno rimane l’unica via di accesso alla Capitale. La pioggia non fermerà il possente “Treno ad Alta Frequentazione”. Infatti il bestione di metallo esce vittorioso dallo scontro, portandosi dietro il fardello di 75 increduli minuti di ritardo. Un’eternità per chiunque abbia un appuntamento con il destino, Francesca inclusa. La visita medica è ormai un miraggio, mentre rimane ancora viva la speranza del colloquio. Ore 9.25, meno di 3 ore all’opportunità di una vita e una città che deve essere ancora percorsa per intero. L’azienda ha diverse sedi in tutta la capitale, ma gli uffici amministrativi sono a Ostia. Il treno continua nella sua lenta e inesorabile avanzata verso la stazione di Roma Ostiense. Ora di arrivo prevista 9.15 ora di arrivo effettiva 10.45
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Senza uscire dalla stazione percorre il tunnel di collegamento con la banchina del treno Roma – Lido: “speriamo che sia al primo binario, speriamo che sia al primo binario”. La corsa infatti si arresta a ridosso del binario 1, a cavallo tra la metro B e l’agognato trenino marittimo. Ma la prossima partenza (ore 11) è prevista al binario 3. L’acqua che ormai ha completamente riempito le scarpe e coperto le lacrime di Francesca non arresta la corsa. Riesce a salire sull’ultimo vagone del trenino direzione futuro…ma dopo 10 minuti non sembra accennare la partenza. C’è stato un abbassamento di tensione lungo la linea. Le speranze sono vane ma ecco che qualcosa, con il treno che ha raggiunto la stessa densità di trasporto di un carro bestiame parte. Oltre 13 minuti per arrivare alla stazione di San Paolo, quasi un’ora per arrivare a Lido Nord. Ore 12.25 e la tempesta perfetta sembra aver fatto il suo danno maggiore.
Pioverà anche sul bagnato, si ripete Francesca, ma non può piovere per sempre.
Non a Roma.