World Press Photo, la mostra del più prestigioso premio di fotogiornalismo mondiale

Sono immagini sensazionali quelle di World Press Photo, nella maggior parte dei casi crude e brutali nella loro drammatica veridicità nel raccontare guerre e violenze, in altri rigorose e poetiche nel ritrarre la natura e conquiste sportive, ma in ogni caso si tratta di fotografie che colpiscono nel profondo, spesso destinate a diventare icona di eventi cruciali, di rivoluzioni, di conflitti, di vittorie o di sconfitte del nostro tempo. Da oltre 60 anni World Press Photo è uno dei più importanti riconoscimenti nell’ambito del fotogiornalismo mondiale, se non il più prestigioso concorso che ogni anno premia gli scatti migliori che hanno dato un contributo importante al giornalismo visivo, attraverso la loro capacità di offrire uno spaccato autentico e visivamente coinvolgente degli eventi fondamentali che hanno “segnato” l’anno precedente. Le foto premiate dall’omonima Fondazione di Amsterdam, che quest’anno ha selezionato ben 80.408 immagini inviate da fotografi di 125 nazionalità diverse, compongono la celebre mostra itinerante visitata da centinaia di migliaia di persone nel mondo, che nella sua tappa a Roma quest’anno viene accolta negli spazi di Palazzo delle Esposizioni fino al prossimo 28 maggio.

Nonostante le polemiche che spesso travolgono molte foto e i loro autori per la cruenza e la capacità di colpire a fondo la sensibilità, la Fondazione World Press Photo continua a impegnarsi nel promuovere il giornalismo visivo perché convinta che la libertà di espressione e di stampa siano più importanti che mai, che le persone abbiano il diritto (e dovere) di vedere con i propri occhi la realtà del mondo e che dunque il fotogiornalismo di qualità sia essenziale per garantire un’informazione obiettiva e indipendente, presupposto di ogni libertà. L’esposizione di World Press Photo non è, infatti, solo una galleria di fotografie sensazionali, spesso formalmente perfette e di grande valore artistico, ma è anche e soprattutto un fondamentale documento storico in grado di raccontare con una sola immagine gli eventi  fondamentali del nostro tempo. La foto dell’anno scelta nella categoria Spot New Stories è del fotografo turco Burhan Ozbilici. L’immagine, scattata ad Ankara lo scorso dicembre e divenuta ormai celebre, mostra l’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia, Andrei Karlov, da parte di un poliziotto turco durante l’inaugurazione di una mostra d’arte. La fotografia, la cui forza risiede forse nella dicotomia tra finzione e realtà che il fotografo ha immortalato, unita a un’eleganza formale che aumenta lo sconcerto nello spettatore, è stata premiata perché “immagine potente che parla dell’odio dei nostri tempi”, incarnando la definizione di ciò che il World Press Photo of the Year rappresenta.

Accanto a quello di Ozbilici sono stati premiati gli scatti di 44 fotografi provenienti da 25 paesi diversi tra cui i quattro italiani Francesco Comello, Alessio Romenzi, Antonio Gibotta e Giovanni Capriotti, nelle varie sottocategorie di Sport, Daily Life, General News, People, Contemporary Issues, Long Term Project e Nature. Come ogni anno le immagini presentano uno spaccato dei temi caldi dell’attualità: migranti, ambiente e specie animali in pericolo, zone in conflitto, attentati, le conseguenze del virus Zika e l’estrema povertà nelle favelas, ma anche il corteo funebre di Fidel Castro a Cuba, le condizioni nelle carceri filippine o la forza dei disabili che praticano uno sport. Foto di speranza e di cruda realtà, storie di odio e di violenza si affiancano a quelle di straordinaria umanità che ci parlano del mondo in cui viviamo: spietato, crudele, violento, ma anche meravigliosamente umano.

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@vale_gallinari