Omofobia, la piaga che uccide
Si è riaperta ieri la discussione riguardante il ddl contro l’omofobia presentato da Paolo Zanella (Presidente dell’Arcigay del Trentino) la scorsa primavera ai consiglieri della sua regione di riferimento. Il disegno di legge, d’iniziativa popolare, porta ancora una volta alla luce uno dei grossi problemi che affliggono la società italiana: discriminazione sessuale ed omofobia.
L’Italia è infatti uno dei pochi Paesi europei non ancora dotati di un documento contro le discriminazioni omosessuali, pur continuandosi a professare Paese libero e democratico. La stessa popolazione civile è amaramente cosciente di tale incongruenza che fa sì, ancora una volta, che la nostra penisola sia oggetto di derisione da parte di chi ci osserva dall’esterno. A livello sociale si parla di vera e propria piaga; solo nell’ultimo anno sono aumentate drammaticamente le percentuali di suicidi per via di discriminazioni ed episodi di violenza ai danni di giovani omosessuali.
Una legge necessaria, che prima di tutto dovrebbe riportare l’attenzione sull’importanza dei diritti civili e della dignità umana, principi fondamentali di una giusta democrazia. Gay, lesbiche e transessuali esistono e fanno parte delle nostre società, persone come tutte le altre depositarie di diritti umani al pari di un eterosessuale. Il diritto a condurre una vita priva di disuguaglianze include anche la possibilità per una coppia composta da due uomini o due donne, di adottare bambini; questo è il punto focale della contestazione operata a tal proposito da Carlo Giovanardi, politico di Ncd. Egli dichiara a Vatican insider che <<La legge sull’omofobia per come è scritta è una follia illiberale che punirebbe con il carcere il reato di opinione. Se dovesse passare, chi è contrario al matrimonio omosessuale può andare in carcere. Si tratta di un testo fatto in fretta e furia senza che il Parlamento abbia analizzato bene la proposta di legge>>. Se la legge dovesse passare, afferma il componente di Ncd, sarebbe a rischio la libertà religiosa in Italia e così anche un prete, che in una sua omelia volesse ricordare come la famiglia sia composta da un uomo ed una donna e non da coniuge A e coniuge B, rischierebbe il carcere.
Posto che, Costituzione alla mano, siamo ancora in un Paese dove la libertà di pensiero è alla base del vivere quotidiano, le sottili strumentalizzazioni che certi esponenti della politica ormai (per mestiere o per abitudine) sono portati a fare su fatti e vicende distorcendo e capovolgendo concetti e idee, non è cosa nuova. Il voler minimizzare e quasi far passare come normale l’omofobia, la discriminazione in difesa di valori spacciati per cattolici e cristiani quando di “religioso” non hanno nulla, è sbagliato. Renderci e porci a pari livello delle altre democrazie europee dimostrando di non essere quelli che al solito “arrivano quando ormai è troppo tardi”, invece, è giusto e dovuto.