L’inchiesta di Science che svela i falsi miti sui danni dei vaccini
Nonostante proteggano da malattie infettive e salvino milioni di vite, la paura e la diffidenza suscitate dalle campagne sui danni dei vaccini stanno oscurando i loro benefici. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno i vaccini salvano tra i due e i tre milioni di persone. Eppure, è in crescita il numero dei genitori che scelgono di non vaccinare i propri figli. Secondo i dati risalenti al 2014, in Italia solo l’86% dei bambini è stato vaccinato contro il morbillo, a fronte del 97% di Grecia, Germania, Svezia. Negli Stati Uniti in particolare, le campagne sui danni dei vaccini stanno destando la preoccupazione della comunità medica, oltre che un groviglio di disinformazione difficile da dipanare. Per questo, sempre più spesso, i genitori posti ad un bivio scelgono di non vaccinare i propri figli spinti dalla paura. Alcuni studi hanno messo in luce come alla base del rifiuto spesso non ci siano criteri ponderati e razionali. Il risultato dei test condotti su un gruppo di genitori mostra come questi diventino ancora più ansiosi se messi al corrente delle conseguenze della mancanza di vaccini, finendo per pensare che, a fronte di possibili rischi da entrambi le scelte, sia peggiore un danno provocato da un’azione di uno causato da un’omissione. Opinioni del genere suscitano un fatalismo che può spingere le persone a rifiutare di vaccinare i propri figli. Secondo la spiegazione che ne da Cornelia Betsch – psicologa dall’università tedesca di Erfurt che studia l’atteggiamento verso i vaccini: «Se succede qualcosa non sarà stata colpa loro, ma del destino».
Ma il risultato più sorprendente dei test condotti mostra come, se esposti a storie di malattie sconvolgenti, l’avversione verso le vaccinazioni si rafforzi anziché affievolirsi. Questo esito pone non pochi dubbi alla comunità medica circa come agire per contrastare le crescenti convinzioni sui danni dei vaccini e come parlare, invece, dei benefici. A sorprendere meno, secondo l’inchiesta di Science, è l’altissima correlazione tra teorie complottiste e rifiuto dei vaccini: «molto più alta di quella riscontrata per il cambiamento climatico o gli alimenti geneticamente modificati». Nel caso del complottismo, si può fare poco, dal momento che il messaggio si diffonde rapidamente e che ogni tentativo per smontarne le tesi è vissuto come un’ulteriore conferma circa il tentativo di occultare la verità. Alla base dei timori, sta soprattutto la relazione dei vaccini con alcuni disturbi neurocomportamentali, come l’autismo. Nel 1998 il medico britannico Andrew Wakefield pubblicò sulla rivista The Lancet uno studio in cui sosteneva che il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia poteva provocare l’autismo. Anni dopo, il giornalista Brian Deer portò alla luce i conflitti d’interesse dietro l’articolo: Wakefield aveva intenzione di brevettare un suo vaccino; inoltre aveva accettato soldi da un avvocato che stava intentando una causa alle aziende che producevano il vaccino trivalente. L’articolo fu ritirato nel 2010 e poco dopo Wakefield fu radiato dall’albo dei medici.
L’accusa, però, persiste. Secondo lo studio degli organismi di controllo sulla sanità pubblica negli Stati Uniti, da un’analisi condotta su bambini affetti da autismo è emerso che il numero dei vaccinati era maggiore rispetto a quelli che il vaccino non lo avevano mai ricevuto. Questo dato, però, è inconsistente se si pensa che la percentuale dei bambini vaccinati è in genere più alta, considerato anche che negli USA, per iscrivere un bambino affetto da autismo negli asili con programmi speciali sono richieste le vaccinazioni. Ad oggi, gli unici danni dei vaccini dimostrati sono legati a lesioni articolari provocati dall’ago, mentre non esiste nessuna evidenza circa l’autismo. I dati scientifici, piuttosto, mostrano la netta diminuzione dei casi di contagio di malattie infettive da quando il vaccino è a disposizione. Meno incoraggianti, invece, i dati sulla diffusione del morbillo in Italia. Sono stati 385 i casi ad aprile 2017, cinque volte di più rispetto ad aprile 2016. Tra questi, uno su tre ha presentato complicanze.
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