Maestra accusata di maltrattamenti
Una maestra di Palermo è stata accusata di maltrattamenti su minori. In ginocchio con le braccia protese in avanti. Oppure le facce a muro o rivolte verso la lavagna, mentre i compagni li deridevano. Punizioni, queste, applicate ad alunni considerati “indisciplinati” da un’insegnante cinquantenne, della scuola elementare di Palazzo Adriano (Pa), alla quale gli agenti della Polizia di Stato hanno applicato la sospensione da lavoro su richiesta del Gip.
I maltrattamenti sono stati scoperti grazie alla denuncia presentata dalla madre di un alunno. Il provvedimento di accusa sembrerebbe essere stato disposto dall’ufficio del Gip del Tribunale di Termini Imerese. Secondo quanto emerge dalle prime testimonianze e dai documenti in possesso dalla Polizia, sembrerebbe che la maestra li avrebbe umiliati e, in alcuni casi, anche percossi. Per ora è stata sospesa dall’insegnamento in seguito ad una lunga attività d’indagine da parte dei poliziotti del commissariato di Corleone, dove la maestra è risultata essere responsabile di maltrattamenti nei confronti dei bambini che frequentavano le sue classi, all’interno del complesso dell’Istituto comprensivo “Francesco Crispi” che si trova in via Caduti per la Civiltà. L’insegnante, già nelle prime ore del pomeriggio, ha utilizzato una nota emittente televisiva per rilasciare un’intervista, in cui spiega la sua innocenza ed incredulità di fronte a delle accuse così pesanti. La stessa donna però, nell’intervista, conferma una sua reazione esagerata colmata con uno schiaffo, ma mai per fini di maltrattamento o altro. Invece, sembrerebbe proprio che le umiliazioni, vessazioni e maltrattamenti sarebbero poi sfociati in atteggiamenti volti a ridicolizzare materialmente e moralmente i bambini. Anche se le indagini effettive sono partite con la denuncia di una madre, in seguito ai racconti del figlio. Un qualsiasi alunno che sbagliava e, dunque veniva considerato “indisciplinato”, era costretto dalla maestra a stare a gambe piegate, in ginocchio e con le braccia protese in avanti, fino al tempo stabilito dall’insegnante. Inoltre, secondo alcuni racconti, altri alunni erano costretti a recarsi in un’altra classe e con la faccia al muro rivolta verso la lavagna e dovevano, poi, subire lo scherno e la derisione degli altri alunni. In una circostanza è emerso come l’insegnante abbia percosso un alunno con un violento schiaffo lasciando sul viso il segno dell’anello ed abbia poi consigliato di alleviare il dolore con un panno bagnato, circostanza, appunto, confermata dalla stessa accusata. Sono stati proprio i racconti delle mamme e dei papà dei bimbi a fornire un valido contributo alle indagini della polizia. Nessuna omertà, ma soltanto la voglia di vederci chiaro. Il materiale raccolto dagli investigatori ha così aperto uno squarcio su uno scenario alquanto particolare, in cui maltrattamenti ed umiliazioni nei confronti dei piccoli erano costantemente scambiati per rigore e severità.
Le indagini hanno avuto lo scopo di salvaguardare i minori, protagonisti nuovamente di un’inchiesta in cui subiscono violenza, accertata o meno. Ma le conversazioni utili per gli inquirenti sono avvenute in luoghi ovattati e alla presenza di figure professionali, quali consulenti psicologi che fossero in grado di far sentire il meno possibile il trauma dell’evento. È stato di fondamentale importanza anche il contributo del personale dell’Istituto scolastico, che ha confermato come semplici avvisi non firmati, o banali atti infantili, potessero poi essere ripagati con punizioni spropositate. Gli alunni venivano percossi, da come sembra, e sottoposti a castighi ingiustificati fino ad essere spesso collocati in castigo in uno stanzino della scuola o sul balcone con l’anta chiusa dall’interno, per il pericolo della loro stessa incolumità. Una vicenda, questa, destinata a far scalpore e in cui restano molte cose da chiarire: in primis la posizione della maestra accusata, la quale, comunque conferma la sua innocenza.