La più lunga ora, Vinicio Marchioni omaggia Dino Campana

Dino Campana, uno dei più grandi e contraddittori poeti italiani del Novecento, tra le più alte figure intellettuali che l’Italia abbia mai avuto, eppure tra le più dimenticate. Vinicio Marchioni scrive, dirige e interpreta il meraviglioso testo de La più lunga ora, in scena al Teatro Piccolo Eliseo fino al prossimo 21 maggio, ripercorrendo il sofferto percorso interiore del poeta, attraverso un flusso di ricordi narrati in prima persona.

La più lunga oraVinicio Marchioni, solo sul palco tra centinaia di fogli sparsi a terra, è perfetto nel ruolo di poeta “pazzo” che trascorre gli ultimi quattordici anni della sua vita nell’ospedale psichiatrico di Castelpulci, nei pressi di Scandicci, in cui venne internato nel 1918 per una “grave e incurabile forma di psicosi schizofrenica”. Qui Campana morirà nel 1932 e ciò che lo spettacolo ha voluto mettere in scena è proprio quell’ultima ora di Dino Campana all’interno della sua stanza, in cui il poeta cerca di ri-vivere la sua esistenza, di ri-raccontarla per non perdere la memoria di se stesso. Dalle sue memorie urlate e sussurrate emergono i ricordi della famiglia, del suo odiato paese, della figura della poetessa Sibilla Aleramo, interpretata da Milena Mancini, con cui Campana ebbe un’intensa e passionale relazione amorosa, e soprattutto emergono gli amari ricordi della drammatica vicenda del manoscritto perduto Il più lungo giorno, al cui titolo lo spettacolo fa riferimento. Consegnata l’unica copia esistente a due editori di Firenze nella speranza di essere pubblicato, l’opera non venne presa in considerazione e fu ben presto smarrita, minando il già labile equilibrio mentale di Campana che con indicibile sforzo riscriverà a memoria il suo capolavoro, pubblicato in seguito con il titolo di Canti Orfici, illuminando l’intera letteratura europea del Novecento.

La più lunga oraQuest’intenso viaggio tra follia, amore e poesia è il sentito omaggio di Marchioni a questa complessa e burrascosa figura, il cui unico modo per sopravvivere al manicomio sembra essere proprio quello di raccontarsi la vita vissuta per non dimenticarla, tra realtà storica e finzione, fino all’ultimo desiderio di “ricordare l’odore dell’amore, della vita”, e dove l’unica salvezza è riconosciuta solo nella poesia, istinto presente in ognuno di noi e che nel suo caso si espresse in  “una poesia nuova in cui si amalgamavano i suoni, i colori e la musica in potenti bagliori”, perché come il poeta folle e visionario ripete più volte sul palcoscenico: “La suggestione domina il mondo, solo la poesia lo salverà”.

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@vale_gallinari