Renzi vince le primarie: «Oggi noi abbiamo fatto la democrazia»
Renzi vince le primarie
Affluenza più alta del previsto ma esito scontato: Matteo Renzi è stato confermato segretario del Partito Democratico, dopo il congresso lampo lanciato all’indomani del referendum costituzionale. La reinvestitura ufficiale si terrà domenica 7 maggio.
Affluenza oltre le aspettative che oscilla tra 1.900.00 e 2.000.000 di votanti e riconferma al titanio di Matteo Renzi (oltre il 70%), segretario e candidato premier ufficiale del partito alle prossime elezioni nel 2018. Si vota più al sud che al nord, ma un dato è certo: le primarie del Partito Democratico restano un appuntamento sentito e cruciale, dentro e fuori la base del partito. Nonostante si sia fatto poco o nulla per appassionare gli elettori a questa consultazione. Nonostante la volutamente timida campagna elettorale, sia nei toni che null’unico sospirato confronto, emozionante quanto un poster dei Duran Duran a Pontassieve. Sorprese? Nessuna, menischi e labirintiti a parte. Ma cosa accadrà al Partito Democratico domani mattina? Cosa comporta la vittoria di Matteo Renzi? Ve lo abbiamo riassunto in 4 punti.
La Mozione. Qualcuno ha per caso letto la mozione congressuale di Matteo Renzi dal titolo: “Avanti, Insieme!”? Per chi non lo avesse ancora fatto, ecco un breve riassunto degli impegni che l’ex premier e ri-segretario ha promesso di mantenere. Su welfare e politiche sociali la parola d’ordine è reddito di inclusione, misura già predisposta e da potenziare per il contrasto alla povertà; resta qualche battuta sugli assegni familiari, gli anziani non autosufficienti e i disabili per i quali si prevedono diversificazione e tecnologia. Avanti, insieme con l’impegno su infrastrutture e riqualificazione urbanistica, mentre per quanto riguarda il lavoro la risposta di Renzi è la “politica della ricollocazione”, una sorta di altra faccia della cassa integrazione. Interessante la pagina sui diritti che prevede l’istituzione di un’agenzia indipendente per i diritti e le libertà civili.
La Minoranza. Come verranno gestiti i rapporti con la minoranza Dem? Notevolmente assottigliata dopo la fuoriuscita di bersaniani e dalemiani, Renzi apre ai suoi avversari con parole distensive: «Abbiamo bisogno di imparare anche dalle loro mozioni» afferma, e aggiunge «questo non è un partito personale». In definitiva, il segretario abbandona la sua personale polemica sul “partito compatto” dopo la vittoria con toni molto più conciliativi.
La Legge Elettorale. Nella mozione renziana si legge: «Il PD deve fare tutto il possibile per introdurre correttivi maggioritari», e ancora «chi parla di coalizioni elettorali prima di parlare di alleanze sociali, proposte e identità inverte l’ordine dei fattori». La classica liturgia del consociativismo programmatico. Una cosa però è certa: no ai 5 Stelle, lo si deduce chiaramente dal suo discorso d’elezione: «Non vogliamo lasciare il Paese a quelli che vivono di complotti e scie chimiche». Silvio Berlusconi può ancora incrociare le dita.
Il Governo. «Grazie a tutti gli amici che lavorano al governo del Paese e a Paolo Gentiloni, lavoreremo al vostro fianco con grande dedizione», con queste parole Renzi saluta l’attuale premier ma la domanda è: voto anticipato e #Gentilonistaisereno? Paolo Gentiloni non è Enrico Letta, va premesso, ma va anche aggiunto che il voto anticipato non è da escludere. La fretta c’è soprattutto se non si vuol essere intestatari di una finanziaria non propria.
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