Corea, test fallito. Il terzo tentativo in un mese

Corea, test fallito alle 5.30 del mattino, le 4.30 di Pechino, mezzanotte e mezzo in Italia. Il missile è partito dalla base di Pyeongannam-do, nei pressi di Pukchang, in direzione nordest, raggiungendo un’altezza di 71 chilometri; tuttavia è esploso dopo pochi minuti. “Il missile non ha lasciato il territorio nordcoreano” ha assicurato il comando americano nel Pacifico.

Il Pentagono – racconta la Cnbc – ha parlato di un vettore a corto raggio, in grado di colpire Seul – come molti altri in possesso del regime – che dista solo 60 chilometri dal confine. Secondo gli esperti, il lancio doveva simulare l’attacco ad un mezzo navale. Si tratterebbe di un nuovo avvertimento rivolto agli USA che in queste ore sta muovendo verso la Corea del Nord la super portaerei Carl Vinson, a capo del dispiegamento di forze di Trump che, in realtà, qualche giorno fa era ancora “persa” nel Pacifico.

Le nazioni più potenti del mondo, Cina inclusa, avevano appena giurato di fermare il regime che minaccia il mondo con la bomba atomica. Il segretario di Stato Usa aveva affermato che “tutte le opzioni sono sul tavolo”, compresa “l’azione militare, se necessario”. E il giovane coreano, per tutta risposta, lancia l’ennesima provocazione. Nonostante ila est fallito in Corea, si tratta del terzo lancio di aprile, il nono da quando Trump ha assunto la presidenza e il cinquantesimo da quando Kim è succeduto al padre Kim Jong-il, cinque anni fa. E ogni lancio, per la Corea del Nord, è sempre un successo nonostante gli esiti: anche i fallimenti sono infatti degli step fondamentali lungo la strada della realizzazione di quel famoso missile intercontinentale “presentato” durante il discorso di Capodanno di Kim, in occasione del quale aveva detto di essere pronto a lanciare in direzione della costa degli Stati Uniti.

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