Mafia Capitale: la pena a 515 anni di carcere
Il processo per Mafia Capitale è giunto alla fase della requisitoria, ieri alla X Sezione Penale del Tribunale di Roma il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i sostituiti Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli hanno formulato le loro richieste all’organo giudicante: la condanna complessiva a 515 anni di carcere è il risultato della somma relativa alle richieste di pena per i 46 imputati.
Per la Procura non sussiste alcun dubbio: «Mai come nel processo contro Mafia Capitale si sono avute tante prove per dimostrare la corruzione tra funzionari pubblici e imprenditori corrotti: dalle migliaia di pagine di intercettazioni, dai pedinamenti e grazie alle microspie e agli accertamenti finanziari emerge un insieme di prove che è il “karaoke” della corruzione». Tanto che i Pm contestano a ben 19 dei 46 imputati il reato di associazione di stampo mafioso sottolineando la forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà delle quali i soggetti interessati si sarebbero avvalsi per compiere delitti e acquisire appalti, concessioni e autorizzazioni. Secondo Ielo «Gli appalti della pubblica amministrazione sono stati gestiti come fette di una caciotta, un qualcosa da spartire e non certo facendo attenzione al bene comune». Il magistrato ha aggiunto che «in questa storia, in nome dell’emergenza si è passati troppe volte sopra le regole».