Mafia Capitale: la pena a 515 anni di carcere

Il processo per Mafia Capitale è giunto alla fase della requisitoria, ieri alla X Sezione Penale del Tribunale di Roma il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i sostituiti Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli hanno formulato le loro richieste all’organo giudicante: la condanna complessiva a 515 anni di carcere è il risultato della somma relativa alle richieste di pena per i 46 imputati.

 

Per la Procura non sussiste alcun dubbio: «Mai come nel processo contro Mafia Capitale si sono avute tante prove per dimostrare la corruzione tra funzionari pubblici e imprenditori corrotti: dalle migliaia di pagine di intercettazioni, dai pedinamenti e grazie alle microspie e agli accertamenti finanziari emerge un insieme di prove che è il “karaoke” della corruzione». Tanto che i Pm contestano a ben 19 dei 46 imputati il reato di associazione di stampo mafioso sottolineando la forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà delle quali i soggetti interessati si sarebbero avvalsi per compiere delitti e acquisire appalti, concessioni e autorizzazioni. Secondo Ielo «Gli appalti della pubblica amministrazione sono stati gestiti come fette di una caciotta, un qualcosa da spartire e non certo facendo attenzione al bene comune». Il magistrato ha aggiunto che «in questa storia, in nome dell’emergenza si è passati troppe volte sopra le regole».

 

Ora però si cambia rotta, la Procura chiede la condanna a 28 anni di carcere per Massimo Carminati l’ex Nar è ritenuto il capo e l’organizzatore dell’associazione mafiosa, e 26 anni e 3 mesi per Salvatore Buzzi, il ras delle Cooperative considerato ai vertici di Mafia Capitale. Segue la richiesta a 21 anni per Franco Panzironi, ex Ad di Ama e a 19 anni e 6 mesi per Luca Gramazio, ex consigliere prima del comune di Roma e poi della Regione Lazio per Forza Italia. Per Carminati la procura ha anche chiesto che venga dichiarato “delinquente abituale” applicandosi nei suoi confronti la misura di sicurezza della casa di lavoro o colonia agricola per due anni, oltre alla confisca delle opere d’arte che gli sono state sequestrate.
Dopo la requisitoria, seguiranno le udienze riservate alle parti civili, poi parleranno gli avvocati degli imputati per le arringhe difensive, dunque la sentenza potrebbe già arrivare entro luglio.