Il buio dentro Electrolux

Prendete anni di battaglie per la conquista dei diritti dei lavoratori e buttatele via. Prendete un dipendente a caso e ditegli che da domani il suo stipendio è pressoché dimezzato. Ripetete l’operazione per 5.715 volte. Questa sembra essere la ricetta di Electrolux.

Le cose vanno male già da un po’ all’Electrolux, la multinazionale di elettrodomestici, controllata finanziariamente dagli svedesi, le cui fabbriche in Italia sono a rischio. Qui il costo del lavoro è troppo alto rispetto a quello della Polonia, la concorrenza asiatica di Samsung e Lg è pressante e la fredda logica dei numeri spinge verso misure durissime nelle quattro sedi nostrane e forse delocalizzazioni in Polonia. Che i prodotti siano di ottima qualità e che l’azienda, stando ai dati del 2012 (gli ultimi disponibili), non sia in rosso ha poco peso. Il fatturato per dipendente non convince, qui lavoratori e prodotti costano troppo e allora si agisce di conseguenza, ma la pretesa di pragmatismo realista nasconde un mancato sforzo di superare l’arcaica logica padronale, che invece torna a mordere i lavoratori. Si è tenuto a Mestre l’incontro tra azienda svedese e parti sociali ma l’accordo non c’è ancora. Electrolux ha presentato un piano-mannaia, che prevede tagli lineari sul costo del lavoro, con un dimezzamento dei salari da circa 1.400 euro mensili a 700-800 euro, stando a fonti sindacali. Via libera a riduzioni salariali, diminuzione delle ore lavorative da 8 a 6, stop agli scatti di anzianità, ma qusto potrebbe non bastare per la sede di Porcia (Pordenone). Il piano industriale riguarderà gli stabilimenti di Solaro, Forlì e Susegana, ma per la quarta sorella sembra che le Moire stiano per tagliare il filo della vita. A Porcia infatti produrre una lavatrice costa 30 euro di troppo rispetto allo spettro dell’economica Polonia e anche con tutte le riduzioni di spesa il delta resterebbe ampio.

Una misura spietata, in cui il realismo viene spacciato per necessità e che però non va a intaccare le cause reali della difficoltà, ovvero la concorrenza impari e la crisi economica, ma il compenso dei lavoratori. La governatrice del Friuli Venzia Giulia Debora Serracchiani già da un po’ incalza il ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato e ha chiesto un vertice: «Letta e Zanonato ci convochino immediatamente per valutare assieme le proposte da rilanciare alla multinazionale: il governo non faccia il notaio della volontà svedese. La chiusura di Porcia è una prospettiva che non prendiamo in considerazione». Zanonato ha ribattuto che le notizie che circolano sono false e che Porcia rimarrà aperta, tuttavia, privi di rassicurazioni concrete, oggi i lavoratori di Electrolux hanno dato il via a uno sciopero “a oltranza e motivato”, ci ha tenuto a specificare uno dei lavoratori.

Ha fatto parecchio discutere la posizione di Davide Serra, finanziere di Algebris e sostenitore di Matteo Renzi, che in un tweet ha definito “razionale” la proposta di Electrolux, lasciandoci in curiosa attesa della risposta di Renzi. Domani altri tavoli d’incontro a Roma ma la temperatura resta alta. L’atmosfera ha i colori sbiaditi di proteste e lotte lette sui libri di storia, eppure non soltanto è fotografia attualissima ma perfino parzialmente benevola, ci fa quasi dimenticare che migliaia di giovani vedono irraggiungibile addirittura quella proposta indecente dei 700 euro mensili. Quello che aggiunge al danno la beffa è che, facendo un giro sul sito internet di Electrolux, si nota subito la pagina “Career opportunities“, in cui si legge che “ci sono sempre opportunità in Electrolux”. Magari qualche ragazzo speranzoso abbocca.

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