Basilicata coast to coast: la pazza impresa di tre amici ispirata ad un film

Basilicata coast to coast è un viaggio che nasce come una sfida, contro se stessi e contro i ritmi e le consuetudini della vita moderna. Metti tre amici a cena che scherzano su come sarebbe una vacanza diversa dal solito. Uno dei tre racconta dell’esperienza fatta in Sardegna con un istruttore di sopravvivenza, un viaggio da Oristano a Santa Maria Navarrese, dall’altra parte della bella isola Sarda. L’idea è tanto semplice quanto folle, partire con il minimo per sopravvivere un paio di giorni e poi andare all’avventura, guidati unicamente da una traccia GPS con l’indicazione sommaria di dove andare e una preziosissima carta dei luoghi più selvaggi da visitare. Gli amici si convincono e decidono di seguire Alessandro in questa folle impresa. Dimenticate gli hotel, le comodità o il relax. Dimenticate i lettini, le piscine, il frigo bar o il ristorantino tipico. Alessandro, Francesco e Andrea decidono di fare come nel divertente film del 2010 con Rocco Papaleo, attraversare la Basilicata coast to coast, letteralmente da un capo all’altro (passando anche per la Calabria). Senza macchina, senza mezzi di trasporto, senza alcun tetto sicuro sopra la testa di notte. Solo un percorso, attraverso il bellissimo parco naturale del Pollino e tanta forza di volontà.

L’avventura ha inizio 19 il aprile, i tre iniziano la loro traversata “Basilicata coast to coast” da Maratea. Il primo giorno percorrono una trentina di chilometri, arrivano a vedere il famoso Cristo di Maratea completamente immerso nella nebbia, per poi riprendere la camminata verso Fonte Malazzo, obiettivo designato per il primo bivacco. Qui le cose iniziano subito a complicarsi. Il primo fiume da guadare è in piena a causa delle piogge. I tre provano a buttare in acqua dei tronchi per costruirsi un passaggio, nulla da fare. provano con dei massi, ma è troppo profondo. Alla fine vince il fiume e tocca aggirarlo, costeggiandolo per parecchi chilometri. Il percorso si allunga e quando finalmente sono nei pressi della fonte è ormai buio pesto. Come se non bastasse la fonte non si trova, in compenso c’è un isolato casolare di campagna con le luci accese. Provano a bussare, sperando in un posto caldo dove poter dormire, ma gli inquilini si dimostrano tutt’altro che ospitali. Prima minacciano di aizzare i cani contro il gruppetto di amici, poi gli intimano di andare lontano dal casolare, magari impauriti che i tre abbiano cattive intenzioni. Alla fine la fonte è li vicina, piantano le tende e cercano di dormire un po’, ma nel cuore della notte ecco ancora gli inospitali proprietari di casa, con torce e cani al seguito a controllare che in effetti i tre non siano malintenzionati. Arriva l’alba, spuntano i primi raggi del sole e solo allora Alessandro, Andrea e Francesco riescono a conoscere i padroni di casa, e a raccontare loro della loro folle impresa, la “Basilicata coast to coast”, osservando la reazione incredula di chi fino a poco prima li avrebbe fatti inseguire dai propri cani.

Nemmeno il tempo di fare amicizia che subito si riparte. I chilometri aumentano e i giorni passano. I tre amici visitano un castello medioevale in cima ad un borgo disabitato. Un cimitero abbandonato è il perfetto corollario di un luogo spettarle ma ricco di fascino. Poco lontano una grotta diventa un perfetto riparo dove rifocillarsi e dormire. Di paese in paese, tra un reperto preistorico e un plastico ferroviario è finalmente tempo di addentrarsi nel parco vero e proprio. Il Pollino è pieno di percorsi, anche molto difficili, sopratutto con degli zaini da sopravvivenza sulle spalle. I tre arrivano fino ad una vetta di 2180 metri, dormono in un rifugio di montagna e poi ripartono verso la loro meta. Passano per il “ponte del diavolo” nelle gole del parco, vedono cose bellissime e cercano di non pensare al dolore alla stanchezza nel fisico. Dopo ben 5 giorni di cammino e un tragitto di quasi 150 km l’arrivo a Sibari, dall’altra parte.

Quello che resta alla fine di questa piccola impresa, oltre alla stanchezza fisica e ai dolori, è la sensazione di aver fatto qualcosa di bellissimo ed emotivamente appagante. Vivere lontano da tutte le comodità del mondo ipertecnologico e iperconnesso, vivere senza internet, senza messaggi, senza facebook, senza la fretta di dover correre da un posto all’altro seguendo i ritmi di una vita smart. Capire quanto sia prezioso un letto comodo sotto un tetto, o apprezzando il sapore deciso di un caffè nero e denso. Avere la fortuna di poter contemplare il rispetto e la grandezza di un paesaggio, di un silenzio, di un momento per se stessi. Condividere con i propri amici un’esperienza come questa, con la sua emotività e spiritualità, rende questo legame ancora più forte, quasi indissolubile. E a quanto pare l’avventura è stata cosi riuscita che il terzetto sta già iniziando a pianificare la prossima per l’anno venturo.

E tra voi, quanti avrebbero il coraggio di rinunciare ad una vacanza tradizionale, per vivere un’avventura del genere?

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