Berlusconi e il listone: quale futuro per il centrodestra?

Il centrodestra si trova a uno snodo fondamentale in vista delle prossime elezioni. Le presidenziali francesi hanno evidenziato l’incompatibilità di forze estremiste e conservatrici, Berlusconi deve decidere se presentare il suo schieramento in un’unica lista o separatamente. Ma le forze del centrodestra sono veramente conciliabili?

 

IL SONDAGGIO – Secondo un’indiscrezione del Corriere, Berlusconi ha commissionato una ricerca riservata che prende in considerazione tre ipotesi. La prima vedrebbe Lega e Fratelli d’Italia che in solitaria raggiungerebbero in totale il 17,5% e in una lista unitaria il 19%, con un miglioramento di un punto e mezzo. Nella seconda Forza Italia e Fratelli d’Italia separati toccherebbero il 16,5% e in una lista unitaria il 16,9%, senza grandi variazioni. La terza, e qui abbiamo il dato più rilevante, vede Forza Italia, Lega e FdI che separati attirerebbero il 29,4% dei voti, mentre con una lista unica crollerebbero al 23,4%. Quindi sostanzialmente un eventuale listone delle forze di centrodestra rischierebbe di perdere i voti sia dell’elettorato conservatore che di quello più sovranista.

 

I CENTRISTI – Non casualmente il 6% perso dall’eventuale listone corrisponde sommariamente al bacino d’utenza delle forze di centro, che si affidano al commento di Angelino Alfano sulle presidenziali francesi per entrare nella discussione interna al centrodestra: «Questa non è più una peculiarità tutta francese -commenta il leader di Ap – ma il confine che passa tra chi considera l’Europa il problema e chi invece la soluzione». Alfano esclude un possibile coinvolgimento di Ap in una lista in cui siano presenti anche la Lega e FdI, sostenendo l’impossibilità della convivenza tra moderati e radicali all’interno di una stessa coalizione.

 

LA SPACCATURA – Appare evidente ormai che vi sia un fossato invalicabile tra gli estremisti, ovvero Salvini e Meloni, e le forze più moderate di Berlusconi ed Alfano. I due blocchi distinti hanno iniziato un processo di allontanamento politico cominciato con le larghe intese, passato per gli accordi per le riforme costituzionali e certificato definitivamente dal voto difforme sull’elezione di Tajani a presidente dell’Europarlamento.

Anche gli stimoli arrivati dalle elezioni francesi sono stati accolti con reazioni opposte: se da un lato Lega e FdI hanno celebrato i risultati di Marine le Pen, indicando ancora una volta la strada sovranista e antieuropeista, dall’altra Forza Italia ha minimizzato i numeri dell’estrema destra francese, sottolineando l’impossibilità a governare anche in caso di exploit della destra alle prossime elezioni.

Nel mezzo, tra i due schieramenti, c’è il governatore della Liguria Giovanni Toti, che auspica la nascita di un partito unico di centrodestra piuttosto che una lista unica per le prossime elezioni. Tuttavia questa strada appare poco praticabile per i due blocchi della destra, ormai impegnati più nelle lotte interne che in quelle con gli altri schieramenti, anch’essi peraltro alle prese con lotte intestine, ma questa dopotutto sembra essere diventata la normalità nell’attuale stagione politica.

 

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