Champions League: le magnifiche quattro

In archivio i quarti di Champions League, ora ne sono rimaste solo quattro: Atletico Madrid, Real Madrid, Juventus e Monaco. Due offensive, due difensive. Due dell’anno scorso, due nuove. Aspettando il sorteggio di Nyon, in programma venerdì 21 aprile, da cui usciranno gli accoppiamenti delle semifinali di Champions League, andiamo ad analizzarle da vicino:

REAL MADRID

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L’uomo da 101 gol nella competizione europea

Si tratta della settima volta consecutiva che il Real Madrid approda alle semifinali di Champions League. Non c’è dubbio. Per la vittoria finale è la favorita: per esperienza, per tasso tecnico, per blasone. I ragazzi di Zinedine Zidane ormai hanno raggiunto una tranquillità e una solidità europea disarmante. Anche se nei quarti qualche aiuto arbitrale li ha favoriti, i blancos hanno dato l’impressione di poter segnare in qualsiasi momento. Il modulo preferito 4-3-3 è costruito intorno intorno ai 3 punti cardine della squadra, uno per reparto: Sergio Ramos, Modric e Cristiano Ronaldo ovvero i tre giocatori con maggior personalità. Inutile soffermarsi su CR7, l’uomo da 101 in Champions League, o su capitan Ramos, il difensore più prolifico della storia del Real, mentre merita qualche parola in più il metronomo croato.

Modric è il vero fulcro del gioco madrileno, quello che cuce e tesse le manovre madrilene. Dai suoi piedi nascono le transizioni offensive e la gestione del pallone, quando serve, è affar suo. Quando Bilic, allenatore allora della Croazia, alla vigilia della prima partita dell’europeo 2012 contro l’Italia, aveva dichiarato che il giovane talento Modric sarebbe diventato più forte di Pirlo, non ci era così andato lontano. Ma nell’equilibrio orchestrato da Zidane un altro giocatore è diventato inamovibile dagli undici titolari. Stiamo parlando di Casemiro. Schierato mezz’ala, accanto a Modric, ha il delicato compito di compensare e coprire la forte proiezione offensiva del Real Madrid. La sua assenza a centrocampo potrebbe squilibrare fortemente la squadra e mettere in seria difficoltà la fase difensiva delle merengue. Ecco, la fase difensiva è appunto il punto debole: Marcelo, sì, è forte, ma dalla metà campo in su; il centrale accanto a Sergio Ramos cambia spesso senza dare certezze; Carvajal ha un rendimento discontinuo; infine, Keylor Navas è un portiere molto altalenante nelle prestazioni, perciò poco affidabile.

Un’altra arma di cui poche squadre, forse nessuna, possono vantare è la panchina lunga e di qualità. Da questa Zidane può attingere: Isco, James Rodriguez, Asensio, Morata e Lucas Vazquez. Tra questi i più in forma, in questo momento, senza dubbio Isco e Asensio. Dell’ultimo ne sentiremo parlare molto.

ATLETICO MADRID

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Le petit diable

Negli ultimi 3 anni soltanto una squadra ha fermato l’Atletico di Simeone: il Real Madrid (2 volte in finale, 1 volta nei quarti). Finché non lo incontra, è inarrestabile. È vero che quest’anno il suo percorso non è stato particolarmente insidioso, Bayer Leverkusen agli ottavi e Leicester ai quarti, ma l’Atletico rimane, Juventus esclusa, la squadra più solida della competizione e più difficile da affrontare, soprattutto in una doppia sfida. Il cholismo, così definito, ha il suo marchio nella aggressività e nella copertura degli spazi: chi gioca contro l’Atletico, di solito gioca male. In più ha Griezmann. Il piccolo diavolo ha trovato la sua consacrazione calcistica alla corte di Simeone e, ora più che mai, vuole cancellare quel fatale fine stagione dell’anno scorso quando perse, prima la finale di Champions League ai rigori, poi la finale dell’Europeo sotto gli occhi dei suoi concittadini.

Oltre a lui, la vera differenza è il carisma di Simeone capace di rivitalizzare i giocatori e farli rendere più del loro valore o addirittura recuperarli. Filipe Luis e Fernando Torres sono i due esempi più lampanti del lavoro psicologico ed emotivo del Cholo. Il primo dei due aveva praticamente fallito nel Chelsea, ma il ritorno in biancorosso gli ha ridato quella brillantezza che lo aveva eletto uno dei migliori terzini del panorama europeo, mentre il secondo sembrava destinato a un silenzioso ritiro dal calcio, invece sta contribuendo in maniera notevole alla stagione dei colchoneros.

Ma la vera forza dell’Atletico Madrid, come abbiamo detto, resta il modulo e la sua solida interpretazione: 4-4-2 con due linee compatte e strette, la prima comandata da Godin, la seconda da Gabi. Sostanza, corsa e cinismo. Ecco le 3 parole che meglio sintetizzano e descrivono il cosiddetto cholismo. Tre come i gol subiti nella fase a eliminazione diretta per la seconda miglior difesa della competizione. Questo il biglietto da visita per le semifinali di Champions League.

JUVENTUS

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La BBC bianconera

Ha cambiato abito dopo la sconfitta con la Fiorentina a gennaio. Da lì in poi Allegri ha adottato il 4-2-3-1 e non l’ha più tolto. Un modulo che mantiene la solidità difensiva, ma nello stesso tempo implementa la forza dell’attacco. Com’è stato possibile? Grazie al sacrificio dei due esterni offensivi: Cuadrado e Mandzukic. Il colombiano e il croato sono il simbolo di questa nuova Juve che riesce a trovare l’equilibrio giusto tra qualità e quantità. Poi è indubbio che la vera forza rimane la solidità difensiva. La riprova, se ce ne fosse stato bisogno, è arrivata anche ieri sera: 0-0 al Camp Nou. Il Barcellona non segnava in casa in Champions League da ben 20 partite, mentre non segnava in entrambi i match della doppia sfida dal 2012, quando fu eliminato dal Bayern Monaco in semifinale (4-0, 0-3). Un’iniezione di fiducia che porterà vantaggio ai bianconeri in vista delle semifinali di Champions League.

La nota dolente per la Juventus resta la pressione. Vincere la Champions è diventata quasi un’ossessione e questo potrebbe fermare la volata verso la coppa dalle grandi orecchie. Altro possibile problema è l’assenza di sostituti offensivi. Dopo l’infortunio di Pjaca, Allegri non ha nessun cambio offensivo a disposizione. Se per qualche motivo dovesse mancare uno lì davanti, soprattutto Dybala o Higuain, il mister livornese si dovrebbe reinventare una sistemazione diversa, il cui esito non si può sapere se darà gli stessi risultati del 4-2-3-1 in così breve tempo.

MONACO

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L’uomo in più di Jardim, Kylian Mbappé

È sicuramente il crack di queste semifinali di Champions League. Il Monaco di Jardim ha stregato e ha sorpreso prima in casa, in Ligue 1, poi in Europa, soprattutto nella fase a eliminazione diretta. Come gol fatti ha battuto quelli stellari di Barcellona e Real Madrid: ben 12 in 4 gare, 3 di media ogni partita. Jardim è riuscito a costruire una fase offensiva brillante e imprevedibile, ma soprattutto giovane e ricca di talenti: Bernardo Silva, Lemar e Mbappé. L’ultimo in netta evidenza rispetto agli altri ha già fatto prevedere un’asta calda in estate per strapparlo ai monegaschi. Ma un altro capolavoro di Jardim è stato sicuramente il recupero del Tigre Radamel Falcao. Con un terminale offensivo di quel peso, i giovani talenti trovano più spazio e più aiuto. Così tutta questa forza d’attacco compensa il punto debole: la difesa. Infatti, se il Monaco è il miglior attacco, dall’altra parte è una delle difese più penetrate: 9 gol in 4 partite.

Altro punto che gioca a favore dei monegaschi è indubbiamente l’entusiasmo e l’assenza di pressione. La giovane età e nessun obbligo di vittoria, rispetto agli tre club, diventano fattori imprevedibili che sicuramente faranno pendere l’ago della bilancia, in negativo o in positivo, della doppia sfida delle semifinali e chissà … della ipotetica finale.

Twitter: @Francesco Nespoli

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