I tanti volti di Igor il russo
È ancora caccia a Igor il russo, lo spietato serial killer che la sera del primo aprile ha freddato Davide Fabbri, il barista di Riccardina di Budrio, nel bolognese. L’uomo, volto coperto, tuta mimetica e fucile alla mano, si era introdotto nel bar per mettere a punto una rapina, ma Davide aveva provato a fermarlo, era quasi riuscito a strappargli l’arma dalle mani, quando il malvivente ha estratto una pistola e ha esploso un colpo dritto al petto, un colpo fatale, poi si è dato alla fuga.
Il giorno successivo la tragedia si replica, perde la vita Valerio Verri, una guardia provinciale volontaria in quota Legambiente. La sua colpa è stata quella di aver fermato in una normale attività di controllo di routine lo stesso Igor il russo, che stava attraversando la zona del Mezzano in provincia di Ferrara. Un’altra vittima e lo spietato assassino di nuovo in fuga. Le ricerche si sono concentrate nei dintorni delle oasi di Marmorta e Campotto perché ritengono che Igor sia lì, i cani molecolari impiegati sul campo hanno rintracciato una zona dove l’uomo potrebbe aver dormito, un giaciglio di fortuna; nel frattempo si cerca anche a Ravenna e Rovigo.
Ma chi è davvero Igor il russo? Il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette ha chiarito che l’assassino sarebbe serbo, di Sobotica, dove è anche ricercato per rapina con violenza sessuale, è un soggetto estremamente pericoloso pronto a tutto. Forse un ex militante dell’esercito russo nel reparto di fanteria, capace di sopravvivere in qualsiasi condizione proprio come un “lupo solitario” grazie a uno speciale addestramento. Il suo personaggio sarebbe anche ricollegato al delitto irrisolto di Fosso Ghiaia di Ravenna del 30 dicembre 2015, quando fu ucciso il metronotte Salvatore Chianese, ma anche alla banda Padjek, il clan famoso per le violente rapine compiute nell’estate del 2015. Ed è proprio, un suo vecchio complice, Ivan Pajdek, a poter fornire informazioni importanti per arrivare al serbo: «Sono disponibile a collaborare nelle ricerche di Igor Vaclavic, perché lo conosco bene e conosco i luoghi in cui bazzica».
Ma Igor, si nasconde in tante diverse identità, come quella di Ezechiele Norbert Feher, nome con il quale ha creato anche un profilo social con una pagina Facebook: eccolo apparire elegante in giacca e cravatta nelle foto pubblicate, eccolo essere cordiale e gentile nei commenti dei suoi amici virtuali, eccolo addirittura il primo dell’anno lanciare un messaggio di amore per l’umanità: «Auguri a tutto il mondo e che sia pace felicità e amore per tutti». Spunta anche la foto con un prete, Don Antonio Bentivoglio, fu proprio lui a battezzare il serbo nel carcere dell’Arginone con il nome di Ezechiele.
Secondo le ultime ricostruzioni, il serbo è ferito e starebbe tentando la fuga tra le paludi e i boschi del Mezzano, le indagini a ritroso hanno fatto però emergere un dato inquietante: nel 2015 Igor sarebbe stato raggiunto da un ordine di espulsione con relativo divieto di rientrare in Italia, ma dopo esser stato detenuto 15 giorni al CIE di Bari tornò in libertà e forse dopo aver “sostato” per un po’ a Valencia fece di nuovo ingresso in Italia, così come purtroppo dimostrano gli ultimi terribili fatti di cronaca.
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